La pace del guerriero. Attraversare le tempeste della vita rileggendo 'Il libro dei cinque anelli' by Giorgio Nardone

La pace del guerriero. Attraversare le tempeste della vita rileggendo 'Il libro dei cinque anelli' by Giorgio Nardone

autore:Giorgio Nardone [Nardone, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psychology, Psychotherapy, General
ISBN: 9788833319971
Google: CVWXEAAAQBAJ
editore: Salani
pubblicato: 2022-10-30T23:00:00+00:00


Terzo libro

Le fiamme di un fuoco improvviso, incontenibile e devastante rappresentano la dinamica del combattimento, che sia vittorioso o perdente. Nel suo terzo libro Musashi affronta questo tema specificandone gli aspetti tecnici partendo, tuttavia, dalla considerazione che la lotta reale è quella per la vita o la morte e che questa deve essere sostenuta nella maniera più rapida ed efficace.

A questo scopo concentrarsi sul perfezionare dettagli come il «movimento delle dita» o «il gioco del polso» o ancora «la velocità di movimento degli avambracci» per lui è come allenarsi «maneggiando un ventaglio» (pag. 61), non usare la spada in un combattimento mortale. Lo stesso vale per l’insegnamento di «trucchi segreti e abilità manuali di grande effetto ma scarsa praticità» che non appartengono al guerriero ideale, il quale agisce sulla base di un «giudizio immediato sulla forza di un attacco e di intuizione» (pag. 61).

I dettagli troppo tecnici fanno concentrare sul controllo del movimento corretto invece che sulla capacità intuitiva e la risposta immediata. «Anche praticando da solo […] puoi comprendere la strategia per vincere diecimila avversari, allenandoti ad indovinare la strategia del nemico, intuendo la forma del suo attacco e i punti deboli della sua tattica» (pag. 62). Qui Musashi mette in evidenza l’importanza dell’allenamento solitario contro «l’avversario immaginario» per sperimentare tecniche impossibili da praticare in due o più, poiché comprendono colpi mortali.

Inoltre, grazie a tale esercizio, tanto immaginario quanto motorio, ci si può immedesimare nelle situazioni di combattimento anche meno usuali e più impreviste. Del resto in tutte le più pure arti marziali questo tipo di allenamento è ritenuto fondamentale, mentre nei moderni sport di combattimento viene considerato qualcosa di arcaico e pressoché inutile. Si deve considerare che tali sport hanno regole che vietano tutte le tecniche effettivamente letali, mentre queste sono alla base dell’addestramento del guerriero, il quale combatte in situazioni reali dove in gioco non c’è la vittoria in un match o in un’esibizione, bensì la vita.

Nel combattimento con la spada questo appare ancor più evidente, anche se essere armati o no non fa molta differenza per il praticante esperto di un’arte marziale perché questi sa usare ogni parte del suo corpo e i suoi movimenti come armi letali.

Non solo: nei più sofisticati ed elevati apprendimenti si imparano i punti vitali del corpo umano e come colpirli, premerli o storcerli per realizzare gli effetti più devastanti sull’avversario. Lo scopo non è ridurre il combattente a una macchina da guerra sempre più letale, bensì renderlo consapevole degli effetti del suo agire e, in virtù di ciò, fare sì che possa commisurare alle circostanze e alle caratteristiche del contendente il proprio agire marziale. Questo lo rende capace di non lesionare gravemente o uccidere incidentalmente l’avversario, come purtroppo le cronache degli ultimi tempi ci hanno abituato ad apprendere.

La grande moda degli sport di combattimento sempre più violenti costruisce, troppo spesso, lottatori inconsapevoli e incapaci di controllare i propri impulsi aggressivi, anche perché nelle palestre questi ultimi vengono addirittura coltivati come componenti necessarie per vincere. Niente è più lontano di ciò



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