La parola ai giovani by Umberto Galimberti & Galimberti Umberto

La parola ai giovani by Umberto Galimberti & Galimberti Umberto

autore:Umberto Galimberti & Galimberti Umberto
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 123
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2017-12-20T11:08:45+00:00


Scrive Freud: “La scuola deve fare di più che evitare di spingere i giovani al suicidio. […] La scuola non deve mai dimenticare di avere a che fare con individui ancora immaturi, ai quali non è lecito negare il diritto di indugiare in determinate fasi, seppur sgradevoli, dello sviluppo. Essa non si deve assumere la prerogativa di inesorabilità, propria della vita; non deve voler essere più che un gioco di vita”.

33.

Il bullismo nelle nostre scuole:

che fare?

Della dimensione sociale troppi giovani conoscono solo quel cascame che è la banda. E chi potrebbe e dovrebbe educarli ai veri sentimenti ha rinunciato a farlo.

Gentile Professore, le inoltro il messaggio scritto da un professore a proposito della ragazzina di Pordenone che ha tentato di suicidarsi qualche giorno fa. Lei, che sta con i ragazzi e da sempre è così attento alle dinamiche, saprà darci non solo una lettura di questi disperati episodi, ma anche una visione progettuale fiduciosa per la dura e sfidante arte dell’essere e fare il genitore.

Michela

Oggi una ragazza della mia città ha cercato di uccidersi. Ha preso e si è buttata dal secondo piano. No, non è morta. Ma la botta che ha preso ha rischiato di prenderle la spina dorsale. Per poco non le succedeva qualcosa di forse peggiore della morte: la condanna a restare tutta la vita immobile e senza poter comunicare con gli altri normalmente. “Adesso sarete contenti,” ha scritto. Parlava ai suoi compagni.

Allora io adesso vi dico una cosa. E sarò un po’ duro, vi avverto. Ma ho questa cosa dentro ed è difficile lasciarla lì. Quando la finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno? Quando la finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei messaggi – li ho letti, sì, i messaggi che siete capaci di scrivere –, tutte le vostre “troia di merda”, i vostri “figlio di puttana”, i vostri “devi morire”?

Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati capaci di scrivere “Non meriti di esistere”? Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa? Quando la finirete di indicare con il dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”? Quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati? Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi?

E poi voi. Voi genitori, sì. Voi che i vostri figli sono quelli capaci di scrivere certi messaggi. O quelli che ridono così forte. Quando la finirete di chiudere un occhio? Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”? Quando la finirete di non avere idea di cosa diavolo ci fanno otto ore al giorno i vostri figli con quel telefono? Quando la finirete di non leggere neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto personale? Quando la finirete di venire da noi insegnanti



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