La perla del Brenta by Loris Giuriatti

La perla del Brenta by Loris Giuriatti

autore:Loris Giuriatti [Giuriatti, Loris]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-08-01T12:00:00+00:00


Capitolo 17

Dopo l’Olimpiade divenni una celebrità, ma non avevo ancora imparato a gestire l’irruenza della stampa.

In un’intervista, un giovane reporter mi chiese quale fosse il segreto del mio successo; preso dall’entusiasmo del momento e non sapendo cosa rispondere, gli parlai della Perla del Brenta.

Gli dissi che per me era un grande tesoro, che non abbandonavo mai e che portavo sempre con me in ogni gara. Quelle poche parole furono sufficienti per creare un vero e proprio mito.

Dopo quell’articolo di giornale, volutamente amplificato dal giovane giornalista in cerca di notorietà, in tanti provarono a capire cosa fosse questo misterioso oggetto, e qualcuno cercò addirittura di rubarmelo!

Deve sapere, Teresa, che dopo che Marco mi consegnò la Perla del Brenta, impiegai qualche giorno prima di trovare il coraggio di aprire quel piccolo fagotto.

Come le ho già detto, mi sentivo molto in colpa nei confronti della piccola Sofia e mi sembrava di non meritare quel dono, ma poi, quando capii che custodire quell’oggetto era anche un modo di onorarne la memoria, decisi di scoprire cosa conteneva il tascapane. Quando vidi la Perla, mi fu subito chiaro che Sofia mi aveva donato qualcosa che era davvero un grande tesoro. Provai a pensare a quanto dev’essere stato difficile per lei decidere di separarsene per farmene dono, ma ora era anche per me il più prezioso dei tesori e avrei fatto qualsiasi cosa per conservarlo.

A parte il tentativo di furto della Perla, il ’24 fu un buon anno.

Oltre all’Olimpiade vinsi anche molte gare, ma sempre con un pensiero rivolto a Sofia e a quanto mi aveva lasciato.

La sera, quando a causa dei fitti calendari delle gare mi stendevo in scomodi letti sempre diversi, mi addormentavo rammentando il sogno in cui Sofia mi aveva incoraggiato a non abbandonare la mia carriera sportiva.

Nel 1924 ci fu una nuova svolta.

Anche se campione olimpico, rimanevo ancora un corridore dilettante. Nell’Italia degli anni Venti, le squadre professionistiche nel ciclismo erano solamente tre: la Bianchi capitanata da Gaetano Belloni, la Maino guidata dal grande Costante Girardengo e la Legnano di Giovanni Brunero. Chi non correva con una di queste squadre era detto “isolato”, perché gareggiava a proprie spese e senza un contratto.

Nella Legnano correva il mio fraterno amico Pietro Linari, che visti i miei successi mi volle come suo gregario. Questo ruolo nelle corse di quegli anni era fondamentale, molto più che nel ciclismo moderno. Avere un uomo di fiducia che ti tirasse le volate fino al traguardo, o anche più semplicemente avere una persona fidata al fianco nel momento giusto, un corridore pronto a qualsiasi sacrificio, era ciò che distingueva un vincente da un campione mancato.

Linari era stato mio compagno di pista e con lui avevo condiviso tante vittorie, conosceva bene il mio valore sportivo e la mia fedeltà all’amicizia. Fu grazie a lui che diventai un professionista.

Il mio sogno di ragazzo, interrotto dalla guerra, si era finalmente avverato. Come professionista avevo uno stipendio e pure buono, così finalmente potevo ricompensare in parte la mia famiglia dei tanti sacrifici fatti per me.

Con



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