La Russia moralizzatrice by Marta Allevato

La Russia moralizzatrice by Marta Allevato

autore:Marta Allevato [Allevato, Marta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2024-02-01T12:00:00+00:00


L’eresia di pregare e cantare per la pace

Padre Ioann Koval’, quarantacinque anni, sacerdote ortodosso della chiesa dedicata a sant’Andrea apostolo il Primo Chiamato, nel quartiere moscovita di Ljublino, scappa in fretta e furia dalla Russia nella primavera del 2023. Sospeso dal servizio per ordine dello stesso patriarca e ridotto allo stato laicale, poteva essere facilmente arruolato per combattere in Ucraina. Non pensava di rischiare tanto quando in pubblico fa una piccola modifica alla preghiera sulla Santa Rus’72 che tutte le parrocchie sono chiamate a recitare dopo l’inizio della guerra: sostituisce la parola «vittoria» con la parola «pace».

«Alzati, o Dio, in aiuto del tuo popolo e donaci la vittoria con la tua potenza» si legge nel testo originale voluto dal patriarca Kirill. «Alzati, o Dio, soccorri il tuo popolo e donaci la pace con la tua potenza» è quello che osa pronunciare padre Koval’, prima che uno dei suoi parrocchiani lo denunci alle autorità.

Il sacerdote riappare dopo qualche mese ad Antalya, in Turchia, dove celebra la sua prima liturgia dopo l’espulsione dalla Chiesa ortodossa russa. A stabilirne il reintegro, permettendogli di servire nelle diocesi di sua giurisdizione, è stato il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, primo tra i vescovi ortodossi. In aperto conflitto con Kirill, Bartolomeo da anni ha rivendicato il diritto di ricevere petizioni di appello da parte del clero di altre Chiese ortodosse: sul caso di Koval’ decide che è stato punito solo per la sua posizione pacifista e lo accoglie come membro della sua comunità.

«Con la parola vittoria la preghiera aveva acquisito un significato propagandistico, andava contro la mia coscienza. Non potevo sottomettermi a questa pressione politica da parte della gerarchia» ha poi raccontato dalla Turchia il coraggioso sacerdote.73

Come il Cremlino, anche la Chiesa russa chiede l’adesione esplicita al culto della morte. Kirill ha dichiarato che «il sacrificio, nel corso dello svolgimento del proprio dovere militare, lava via tutti i peccati», invitando così a immolarsi per la patria. L’arciprete Andrej Tkačev ha raccolto un massiccio seguito sui social media con il suo fervente sostegno alla guerra e la sua insistenza sul fatto che la Russia è «il nuovo Israele, odiato dai nemici di Dio».

Con più di un milione e mezzo d’iscritti al suo canale Telegram, Tkačev è tra i più famosi «Z-sacerdoti», come vengono chiamati i preti pro guerra del Patriarcato di Mosca; la Z è apparsa disegnata sui carri armati russi nei primi giorni dell’invasione ed è diventata il simbolo russo del sostegno al conflitto. Gli ucraini la chiamano «svastica russa» e ormai viene usata come prefisso dispregiativo per tutto ciò che in Russia è legato alla propaganda ufficiale. Sui social e in tv, questa sorta d’influencer religiosi hanno un vasto pubblico che ne condivide le posizioni aggressive e il feroce antioccidentalismo. Il vescovo Savva Tutunov, quarantacique anni, anche cittadino francese, è il più famoso di questa categoria di propagandisti. Seguace del filososo ultranazionalista Aleksandr Dugin, viene chiamato anche «l’inquisitore»:74 a capo del Servizio di controllo e analisi del Patriarcato, tra le altre cose, verifica l’ortodossia delle posizioni del clero e il rispetto delle direttive emanate dal patriarca.



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