La scienza delle nostre origini by Claudio Tuniz & Giorgio Manzi & David Caramelli

autore:Claudio Tuniz & Giorgio Manzi & David Caramelli [Tuniz, Claudio & Manzi, Giorgio & Caramelli, David]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Physical, Science, Social Science, Anthropology, eBook Laterza
ISBN: 9788858106716
Google: LGsYmwEACAAJ
editore: Laterza
pubblicato: 2013-10-15T08:17:46+00:00

5.2. Il DNA antico rappresentato dalle prime terzine della Divina Commedia. Rispetto al DNA moderno (in alto), il DNA antico manca di parti e in altre risulta di difficile lettura per degradazione (al centro), ma può anche presentare contaminazioni di vario tipo (in basso).

I Golden Criteria

Negli ultimi anni, i ricercatori che si occupano di DNA antico hanno cercato di uniformare il più possibile le tecniche di indagine, fornendo un insieme di regole di comportamento da seguire nello studio dei reperti antichi. Queste regole, descritte in un articolo pubblicato nel 2000 dalla rivista «Science», vengono chiamate Golden Criteria, o criteri d’oro, in quanto indicazioni pratiche importanti da seguire al fine di evitare fenomeni di contaminazione che poi possono produrre risultati falsati. Ovviamente per intraprendere uno studio sul DNA antico, come quello descritto di seguito, tutte queste norme devono essere tenute bene a mente.

A oggi esistono due differenti tipologie per analizzare un DNA estratto da reperti antichi. La prima, che chiameremo metodologia «classica», si rifà appunto a questi criteri, ma può essere applicata solo a un limitato numero di campioni; la seconda, che chiameremo «di nuova generazione», ha invece rivoluzionato il modo di studiare il DNA antico, perché è applicabile praticamente a qualsiasi tipo di campione. Cerchiamo di capire meglio.

Come abbiamo tentato di spiegare attraverso l’esempio letterario, uno dei principali problemi che riguardano lo studio del DNA antico è la contaminazione, ed è su questo aspetto che i ricercatori si devono confrontare. Un resto antico va inevitabilmente incontro a contaminazioni nel corso della sua storia tafonomica, ovvero durante la successione di eventi geochimici e biologici che seguono la morte dell’organismo e che comprendono il suo seppellimento nei sedimenti e varie trasformazioni diagenetiche. Le contaminazioni sono normalmente dovute a microrganismi che, crescendo saprofiticamente a spese del materiale cellulare, lo degradano e lo impoveriscono del DNA originale, arricchendolo nel contempo del loro. Nel caso di resti umani, però, le tecniche di analisi molecolare (vedi PCR) permettono di discriminare tra la componente primaria (endogena) degli acidi nucleici e quella secondaria (esogena), batterica o fungina.

Il vero problema nell’analisi del DNA in un resto umano antico sorge dal progressivo inquinamento da materiale cellulare umano attuale (a seguito di desquamazione epidermica, per esempio), e quindi da DNA. A ciò va aggiunta la possibile contaminazione delle apparecchiature e dei reagenti utilizzati per l’analisi molecolare mediante PCR. In questo secondo caso, i prodotti stessi della reazione (frammenti di DNA umano attuale amplificato) diventano la causa principale d’inquinamento. L’esito finale può essere, come s’intuisce facilmente, un risultato totalmente inattendibile.

In linea di principio, possiamo sempre tenere sotto controllo il laboratorio adottando opportuni accorgimenti che evitino l’inquinamento da DNA moderno in questa fase. Essi consistono, normalmente, nel vestire il personale preposto alle analisi con guanti, mascherine, cuffie e camici sterili, e nel dotarlo di sistemi di pipettamento dei liquidi a prova di aerosol. Occorre, inoltre, allestire locali separati, creando zone di pre-amplificazione e zone di post-amplificazione. Anche gli strumenti utilizzati per l’estrazione e l’amplificazione del DNA vanno adeguatamente trattati, così come tutti i

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