La scuola per le buone madri by Jessamine Chan

La scuola per le buone madri by Jessamine Chan

autore:Jessamine Chan [Chan, Jessamine]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-03-30T12:00:00+00:00


10.

GUST E SUSANNA SI SONO ACCORDATI L’ANNO SCORSO. I COMPLEANNI pari avrebbero dovuto essere suoi. Frida avrebbe composto per Harriet una corona di fiori fatta con carta velina rosa e un nastro. Avrebbe organizzato una festa e preparato corone di fiori per tutti i bambini. Si chiede cosa stia imparando sua figlia sul cibo, sui bagni e sugli incubi. Quando pensa al braccio ammaccato della sua bambola e al suo recente zero, si visualizza mentre fa un salto spericolato dal tetto della scuola, immagina come sorriderebbe mentre il marciapiede le viene incontro, ma sa che con la sua fortuna atterrerebbe tra i cespugli e allora sarebbe considerata ancora più egocentrica, un pericolo per se stessa e per gli altri.

È febbraio e non vede Harriet da più di tre mesi. Il suo diritto alle telefonate è stato revocato, punizione per aver fallito il secondo esame di cura e educazione. Dopo il disastroso giorno dell’esame, Frida inizia a passare più tempo con Meryl e Beth. Tutte e tre hanno perso il diritto alle telefonate. Ha smesso di pensare a Meryl come a una mamma adolescente.

Cerca di essere più tollerante riguardo al comportamento possessivo di Beth nei confronti di Meryl, alla sua abitudine di interrompere. Le ragazze sono diventate inseparabili dalla notte dell’espulsione di Lucretia, affettuose come gattini.

Trova sconveniente la disponibilità di Beth a parlare dei suoi problemi. Anche sua madre lo troverebbe sconveniente. Solo una donna bianca americana può essere così indiscreta. L’argomento preferito di Beth è il suo ultimo tentativo di suicidio.

«Mi stavo organizzando con metodo» ha detto. Stava accumulando le sue medicine, aveva pensato di mettere insieme le pillole e due bottiglie di vodka. Il suo primo tentativo l’ha fatto quando aveva tredici anni. Poi ci ha riprovato al liceo e all’università. Questa volta, la notte in cui aveva pensato di farlo, aveva lasciato la figlia con il suo ex e aveva guidato fino all’ospedale.

Meryl chiede spesso dettagli. Chiede degli altri pazienti, se erano davvero pazzi oppure autolesionisti di media funzionalità come Beth, che ha i segni dei brandelli di carne strappati dagli avambracci e pallide cicatrici incrociate sulle gambe che ricordano le betulle d’inverno.

Meryl ha chiesto a Beth come ha iniziato, se usava coltelli o rasoi, come ha evitato le infezioni. Ogni volta che lo fa, Frida riporta la conversazione su Ocean, a volte anche tirando a Meryl una gomitata nelle costole.

La domenica, le tre si aggirano fuori dal laboratorio di Informatica, trascinandosi dietro alle madri in attesa che hanno ancora diritto alle telefonate, cercando di non stabilire un contatto visivo o sfiorare spalle o attirare l’attenzione delle guardie o delle telecamere o della signora Gibson. Origliare le chiamate è morboso. Riescono a sentire i bambini che piangono.

Meryl dice: «È come quella cosa che la gente fa in autostrada».

«Rallentare per osservare un incidente» risponde Frida.

«Sì, quello.»

Suona la sirena. Venti madri escono in fila. Ne entrano altre venti. Le madri che si sono appena congedate piangono in silenzio. È una tecnica che Frida deve imparare. Niente lacrime né bruttezza, solo una rapida smorfia del viso e le spalle incurvate, un dolore dignitoso e privato.



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