La sete. 15 vampiri italiani by A. Corradi & M. Perissinotto

La sete. 15 vampiri italiani by A. Corradi & M. Perissinotto

autore:A. Corradi & M. Perissinotto [Corradi, A. & Perissinotto, M.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, horror, Short Stories (single author), Literary Collections, General
ISBN: 9788860631862
Google: 9Yh6PgAACAAJ
editore: Coniglio Editore
pubblicato: 2009-10-15T17:13:57+00:00


«Quando invece avrà bisogno di me, possiamo parlare di lei, padre, quando vuole. Ma lo faccia».

Le luci della stanza sono regolabili. L’infermiere ha premura di abbassarle fino al gradimento del sacerdote. Poi chiude la porta.

Irnerio sta spirando.

Nei suoi minuscoli occhi entra la figura di Sebastiano. Irnerio sorride. Sa che può pentirsi in tempo. Si lascia prendere la mano dal prete. Si umetta le labbra secche con un giro della sua lingua violacea, chiude gli occhi per concentrare le ultime forze sui pensieri e le parole.

«Padre Sebastiano, sono un codardo. C’è posto per i codardi? Per i maiali schifosi? Adesso che ho paura, potrò mai essere perdonato?».

«Se è nelle tue intenzioni, figlio mio, sì».

I due continuano a sussurrarsi all’orecchio. Alcune parole giungono disarticolate a Sebastiano, ma non ha importanza. I familiari di Irnerio sospirano di sollievo.

Chi ha vissuto parte dei cento anni della cattiveria di Irnerio può continuare a vivere in pace sapendo che qualcuno ha messo la sua anima nelle mani di Dio. Poiché nessuno in terra perdonerà quel vecchio, poco ma sicuro.

Dopo averlo unto, il sacerdote lo tiene ancora per mano e con l’altra gli offre il palmo su cui deporre la guancia. Irnerio si abbandona alla carezza, scoprendo in fatale ritardo il piacere grandioso di un gesto così elementare.

Gli sfugge una lacrima che va a finire tra le dita di Sebastiano. È stanco.

Un secolo di cattiveria lo ha devastato. Vuole riposare, ora. Vuole deporsi nelle mani di quell’uomo, su cui fin che è stato vivo avrebbe sputato 72

volentieri per la sua veste e quello che rappresenta. Ora invece chiude gli occhi e scende giù, verso il basso. Si inabissa in acque dolci, tra le mani di Sebastiano.

Per un attimo ha la sensazione di deragliare nel calore del sacerdote, perdendosi dentro di lui. Poi non pensa più a nulla e muore.

Sebastiano, protervo sul trapassato, prega, prega in silenzio. Una mano sul volto dispento. Poi si alza. Saluta e benedice la famiglia. Li lascia a un modesto dolore.

Si affretta nelle altre stanze. Ci sono tre anime in partenza. Deve seguirle tutte. La sua mente è lucida. Le sue membra desiderano.

Esce dall’ospedale completamente ubriaco. È fuori di sé ma felice.

Anche se dovrà scontare duro, per quella gioia. Lo sa. C’è un prezzo di dolore da pagare. Non si scappa.

La crisi lo sta riducendo a un animale, belva feroce.

La notte è lunga, il suo parassita lavora sodo per autoespellersi dalle cavità polmonari. Sebastiano tossisce spore granulose di polvere, forse pirica, forse combusto umano. Ciottoli a volte ruvidi, a volte levigati.

Sente il suo inquilino spezzarsi dentro in più parti, sente le scaglie vagabondare prima di prendere la via d’uscita.

L’espettorazione è violenta. Sebastiano cosparge il bagno di materia nera, chiazzando il pavimento attorno a lui. È un inferno, un inferno. In questi momenti, coi suoi rantoli, le sue bavose vocalizzazioni telluriche gli sembra di mutarsi in qualcosa a metà tra un lupo e un orso, un cinghiale e un licaone, un drago e un ghepardo. Peli e branchie sul collo, pinne e squame sulla schiena, capelli lunghi fluenti da tutto il corpo.



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