La sirena nera by Pardo Bazán Emilia

La sirena nera by Pardo Bazán Emilia

autore:Pardo Bazán, Emilia [Pardo Bazán, Emilia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Musicaos
pubblicato: 2021-04-22T22:00:00+00:00


XI

I primi caldi fanno impallidire le fiorenti gote di Rafael, e la sua dolcezza di bambino Gesù di Sant’Antonio si trasmuta in abbattimento. Lo faccio visitare e mi prescrivono di portarlo in un posto fresco, se possibile in riva al mare. Certo che è possibile: lo porto nella casa di Portodor, dove ho trascorso molti soggiorni nei miei anni verdi. È da tanti anni che non ci torno; di solito, d’estate, vado in Svizzera o in Germania. Camila, invece, in linea con le sue abitudini di saggia previsione e buon governo, non ha voluto abbandonare quella proprietà e, trascorrendovi brevi periodi, ha curato e mantenuto l’antica residenza. Tuttavia, per esserne certo – sarebbe molto sgradevole trovare letti duri, stoviglie sbeccate e mobili tarlati – decido di andare da mia sorella, dando una martellata alla crosta di ghiaccio della nostra quasi rottura.

Camila mi riceve affabilissima. La donna pratica ha fatto i suoi conti e ha capito che è inutile e stupido litigare con chicchessia, salvo che ci sia un tornaconto. La sua gentilezza, tuttavia, somiglia a quella che abbiamo nei confronti dei pazzi o semipazzi che, secondo l’opinione corrente, «non vanno contraddetti» e con i quali non si discute. Mi invita a pranzo, accetto e telefono a casa, così Desiderio e Annie non mi aspettano. Espongo i miei propositi, formulo l’interrogatorio. C’è il necessario a Portodor? Perché se basta aggiungere il superfluo...

– Il necessario per te è tanto, Gaspar – risponde melliflua Camilla. – Per me, e per la maggior parte dei mortali, la casa è abitabile e anche comoda. Ho rinnovato tante cose, ho messo in salotto le cretonne francesi, allegre, lo stesso nello studio. Anzi, guarda, è semplice: ho qui l’inventario, te lo do e tu indichi ciò che manca. Non ricordi che quattro anni fa ci abbiamo speso diverse migliaia di pesetas, che hai sborsato tu, certo, dato che la casa è tua? Non pensare di andare in un porcile. Dove passo io, lascio in ordine.

Venne fuori l’inventario, un fascicolo di fogli di carta da barba, dalla scrittura tonda, spagnola. Era firmato dal maggiordomo di Portodor... tutto in ordine. Me lo misi in tasca e, mentre sbucciavo un mandarino, la invitai:

– Sai, Camila... Mi farebbe piacere se tu venissi a passare la stagione a Portodor... Perché no?

Lei, con gli spicchi di un altro mandarino tra le dita, sorrise e mi guardò di sottecchi.

– Figlio mio... Non sarà facile compiacerti...

– Ma perché?

– Non ti arrabbi?

– No. Parola d’onore. Non mi arrabbio, di’ quello che vuoi. È da mesi che non mi fai nessuna osservazione, i tuoi rimproveri mi sembreranno come frutta fresca.

– Divertente! Be’... Perché non mi va di assecondare certe cose; basta e avanza ciò che si dice in giro...

– Si dice? Di me?

– Di te e di quella bambinaia inglese.

– Bah!

– E non è solo questo... C’è chi spiffera della inglese e di quel precettore che ti sei preso, immagino per la miss, dato che il piccolino, per il momento...

– Pst!

– Sì, sì, contento tu; io non dico pst!, io ci tengo alla mia reputazione e alle forme, caro Gaspar.



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