La vigilia della fine by Olaf Shom Kirtimukh

La vigilia della fine by Olaf Shom Kirtimukh

autore:Olaf Shom Kirtimukh
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: originale mio
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2013-02-18T23:00:00+00:00


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Quest’intera giornata deve ardere dello Spirito, è la Pentecoste, l’anniversario di quegli ultimi giorni in cui Dio disse io spanderò del mio Spirito su ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, e i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi avranno de’ sogni. Sì, in que’ giorni, su’ miei servi e sulle mie serve, spanderò dello Spirito mio, e profeteranno. E farò prodigi su in cielo, e segni giù in terra, sangue e fuoco e vapor di fumo. Tutto deve ardere in questa giornata, tutto, anche a Roma, soprattutto a Roma. Sono queste le parole di Karmohaksys, «una parte di Roma, compresa una parte di San Pietro, sarà distrutta nel 1972...», rifletteva fra sé e sé il Bulgaro.

È il 1972, anche se probabilmente sono in ritardo di una settimana. Dio lo sa, è dal 13 maggio che cerco di venire qui. Ma anche oggi è un buon giorno. È la Pentecoste e devo trarne il massimo, in vista di quell’ultima Pentecoste in cui Karmohaksys ci introdurrà nella Terza Era. Quando scoccherà quell’ora usciremo tutti dalla Città del Sole: e l’ora scoccherà quando si sarà ritrovato il «libro dell’Ultima Ora», il palinsesto smarrito che Karmohaksys dice sia stato profetizzato persino nell’Apocalisse di Giovanni. Intanto si deve spianare la strada per il Secondo Avvento; e io sono chiamato ad assestare un colpo, il primo colpo per inaugurare la Terza Era... questo vogliono le voci, vogliono che io vada a cominciare, cominciare da San Pietro, cominciare con un atto di purificazione, spazzando via gli idoli assiepatisi all’altare di Dio... è dal 13 maggio che le voci mi pungolano e mi spingono, e continueranno a tormentarmi finché non avrò portato a termine ogni cosa...

Ecco, quest’obelisco!

Tutto deve diventare liscio come la faccia di questo obelisco, così pulito, levigato, nudo; vi è mai stato inciso qualcosa? O fu Akhenaton, nella sua furia iconoclasta, a farne rimuovere gli idolatrici geroglifici? Il Bulgaro abbassò la lampo del suo giubbotto marrone in pelle scamosciata, di quel tanto per poter infilare la mano destra e tastare il martello nascosto nel fodero di cuoio sotto l’ascella. Afferrò con forza il manico di legno per assicurarsi che fosse tutto a posto, per l’ennesima volta ripassando mentalmente il gesto del suo braccio che si abbatteva sull’idolo all’ingresso della basilica, nella primissima cappella sulla destra. Nello scoppio sordo del cannone l’uomo pregustò lo spaccarsi del volto della Pietà.

Non trovando libero nessuno degli artisti famosi, il cardinale Jean de Bilhères de Lagraulas di Saint-Denis aveva dovuto commissionare a uno scultore debuttante l’incarico di creare «la più bella opera in marmo che esista a Roma»; creando la Pietà il ventiquattrenne e sconosciuto Michelangelo aveva più che onorato il contratto; e così per mezzo millennio la scultura aveva regnato: la più bella opera in marmo che esista... Facciamola allora cessare di esistere, facciamola a pezzi, e che i pezzi siano ridotti in frammenti e i frammenti in briciole, come Giuda Maccabeo fece con gli idoli collocati nel Tempio dall’anticristo Antioco, e



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