L'abbraccio by Mikel Azurmendi

L'abbraccio by Mikel Azurmendi

autore:Mikel Azurmendi
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-06-30T12:00:00+00:00


Ferran

Di madre andalusa, immigrata in Catalogna a quattro anni, Ferran ti assicura che quella famiglia immigrata di xarnegos5 ha vissuto momenti molto difficili, persino la fame. Operaio catalano, suo padre. Per nulla religiosi entrambi. Decisamente, non si sono ancora assuefatti all’idea della storia di Ferran. Ovvero, che si sia «convertito» e dedicato all’educazione dei giovani. Un ingegnere di telecomunicazioni deve aspirare a un’altra cosa, figlio mio.

Questo figlio già a dodici anni non aveva più credenze religiose. Nel liceo La Salle frequentava etica invece di religione. Probabilmente, il primo a farlo in quella scuola. Questo ragazzo era dirompente. Rompe e strappa se è necessario perché occorre cercare qualcosa di serio nella vita. In questo modo diventò uno «spintonatore», a quattro ruote motrici. Nel mezzo di una libertà naufragata riuscì ad afferrarsi a due evidenze. Una, la fisica, perché tocca il reale e permette di conoscere qualcosa con certezza. E, l’altra, la questione sociale, cosa che lo fa diventare marxista. Di un marxismo arrabbiato per il tema del revisionismo. Erano gli anni Ottanta, ormai inoltrati. Sinistrismo, nazionalismo e flirt con l’indipendentismo.

Nonostante tutto, una dopo l’altra gli iniziano a crollare le amicizie e le cose. Sente che tutto gli scivola via dalle mani. Angoscia e ansia: non ci si può aspettare nulla dalla vita. Quest’ansia fa sì che tratti male le cose. Così male da consigliare a un’amica di abortire, ma senza accompagnarla, che paradosso! Si mette con una ragazza. Perché fare figli se siamo nulla e al nulla torneremo? Guarda, Tere: portare figli al mondo è mettere dentro di loro un desiderio che non si realizza. Viviamoci la vita e, in qualsiasi caso, al massimo adotteremo. Un discorso ragionevole, tanto che Tere smette di andare a messa.

Ma il fratello di Ferran lo porta in parrocchia. C’è un gruppo di ragazzi e lui si dedica completamente a loro. Li porta in colonia, chiacchiera con loro. È in questo modo che si trasforma in un pedagogo fino alle viscere. Ma presto si stufa in fretta del prete vecchio e se ne va dalla parrocchia portando con sé ciò che aveva organizzato. Prosegue con quel gruppo fino a quando, a ventun anni, in quella parrocchia arriva un seminarista. Chiede a Ferran se gli può dare una mano accompagnando una quindicina di ragazzi. Avviene un incontro definitivo con quel seminarista: «Un uomo straordinario, un uomo nel quale il cuore e la testa vanno insieme», segnala Ferran, con ammirazione e sentendosi in debito. Pur essendo un miscredente, quasi tutte le settimane discute con quel seminarista. Gli domanda di tutto, Ferran una volta dopo l’altra domanda. Quell’uomo gli risponde sempre e a tutto. Poi viene ordinato sacerdote e gli dice: «Guarda, io ti ho già insegnato tutto. Adesso manca solo che tu ti apra all’amore di Dio».

Ferran non capisce, ma si fida così tanto di lui che inizia a riflettere sul significato di ciò che gli ha detto. Si trova davanti a una sfida, ma non gli manca il temperamento, è un bulldozer che sgombra e si fa strada a forza di spingere.



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