L'arte di rubare by Mariagiovanna Sami

L'arte di rubare by Mariagiovanna Sami

autore:Mariagiovanna Sami [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub, mobi


12

Lo studio era grande, luminoso e pieno di quadri. Quadri con i colori brillanti, quadri anneriti, quadri con la pittura sgretolata, quadri divenuti indecifrabili... e c’era un odore misto di colori a olio, vernici e solventi; pennelli e tamponi erano sparpagliati dappertutto, e feci fatica a scoprire uno sgabello che non garantisse una macchia. Mescolai con cura il caffè, tanto per prender tempo; Isabella incrociò le braccia sul tavolo ed esordì:

- Non volevo essere indiscreta: volevo solo informarmi. Sapere come si fa a rubare un quadro senza danneggiarlo, e magari come si può camuffarlo quel tanto che basta per sfuggire alla polizia.

Dal suo tono si poteva dedurre che questo era il discorso più naturale del mondo e che era perfettamente logico cacciarsi in casa di uno sconosciuto per farlo. Cercai di immaginare che cosa avrei potuto raccontare a Forti in modo da non convincerlo che aveva davanti due pazze furiose.

- Per caso - chiese lui - voleva anche lei le stesse informazioni di sua sorella?

Scossi la testa, negativamente.

- Meno male - sospirò lui - mi sentirei imbarazzato se un giorno lei rapinasse il museo di Brera servendosi dei miei insegnamenti.

- Sarebbe molto peggio se lo rapinassi senza nessuna precauzione - ribatté invelenita Isabella. - Pensi che tragedia, se io rubassi un Raffaello e si rovinasse perché lei non mi ha detto come fare.

Il biondino mi fece un sorriso preoccupato.

- Spero che stia scherzando - mormorò.

- È una brava ragazza in fondo - lo rassicurai - solo un poco fantasiosa.

Inghiottii il caffè, diventato completamente freddo, e mi guardai in giro cercando un’ispirazione. Parlare del nuovo romanzo della signora Serena... preannunciare una visita di zia Federica con quadro da restaurare... confessare una rovente passione per il restauro... fu un vero sollievo quando suonarono alla porta. Balzai in piedi, afferrai per un braccio Isabella e dichiarai:

- Torneremo un’altra volta - precipitandomi verso la porta. Mi ci scontrai con Elsa, avviluppata in un mantello rosa-salmone e con uno sguardo privo di simpatia nei miei confronti. Non fece nemmeno lo sforzo di salutarmi, riservò a Forti un cenno, gli diede un pacco e disse:

- Sistemali in fretta, devono andare a Ginevra. Non inventare frottole per tirar tardi.

E con questo girò sui tacchi, risalì sull'ascensore facendo sbattere il cancelletto di ferro e scomparve.

- Odiosa - commentò Isabella.

- Bel carattere - feci io.

- Se ne approfitta - recriminò Forti - perché un tempo le ho fatto la corte e crede che resterò ai suoi piedi per l'eternità.

- Impossibile! - esclamai - non è il suo tipo. Santo cielo, qualsiasi ragazza recita un po’ ma quella è tutta fasulla. Lui mi guardò un poco incerto e chiese:

- La pensa proprio così?

- Certo - intervenne Isabella - anche Laura civetta la sua parte, e naturalmente si trucca e le garantisco che è piuttosto prepotente, ma le garantisco che quella la batte di cento lunghezze.

- Non si lasci mettere i piedi sul collo - suggerii. - Con un tipo così le può succedere di tutto. Secondo me, lei dovrebbe farsi



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