L'autoinganno by Patrizia Pedrini;

L'autoinganno by Patrizia Pedrini;

autore:Patrizia Pedrini; [Pedrini, P.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
ISBN: 9788858106983
editore: edigita
pubblicato: 2013-01-15T00:00:00+00:00


3.2. Autoingannarsi ed essere autoingannati

Prima di procedere a muovere la mia critica alla distinzione di Funkhouser tra autoinganno e autoillusione, è necessario esporre anche un’altra distinzione di cui Funkhouser si avvale per completare la sua teoria: la distinzione tra «autoingannarsi» (self-deceiving) ed «essere autoingannati» (being self-deceived) (cfr. Funkhouser 2005, p. 303). Se è vero che gli autoingannati non credono quel che affermano sinceramente di credere, ci si può infatti chiedere che cosa distingue colui che è autoingannato da colui che ha un motivo per credere qualcosa, ma non è autoingannato. Qual è insomma lo stato finale in cui entra l’autoingannato, che lo distingue da colui che sta cercando di autoingannarsi senza esserci ancora riuscito? Si noti che questo stato finale non può essere la credenza che le cose stanno come si vorrebbe che fossero, altrimenti, sulla base della precedente distinzione tra autoinganno e autoillusione, l’agente sarebbe autoilluso. La proposta di Funkhouser è la seguente: colui che è autoingannato crede (falsamente) di stare credendo quello che gli piacerebbe credere. In altre parole, l’autoingannato non ottiene quello che vuole, cioè credere che p, bensì crede illusoriamente di avere formato questa credenza, ma in realtà non è così. Ha insomma una credenza di second’ordine a cui non corrisponde la credenza di prim’ordine che ne dovrebbe essere l’oggetto.

L’autoinganno come credenza di ordine superiore falsa. Funkhouser procede quindi a dare sostegno alla sua tesi spiegandoci quello che è caratteristico delle credenze di ordine superiore e come queste ultime credenze possono non vertere su alcuna credenza di prim’ordine corrispondente. Prima di tutto, quando si hanno credenze di second’ordine, dice Funkhouser, si acquisiscono quattro distinte abilità:

1. riferire le credenze di prim’ordine corrispondenti;

2. intrattenere le proposizioni credute al prim’ordine come vere;

3. usare le credenze di prim’ordine nel ragionamento pratico;

4. integrare le credenze di prim’ordine nel ragionamento teoretico.

Queste non sono abilità che necessariamente si possiedono semplicemente in virtù del credere che p. Per esempio, Jill crede che un certo amico d’infanzia viva in una certa casa. La credenza risale ai tempi dell’infanzia, ma è conservata in un angolo remoto della sua mente. Jill non può riferire questa credenza a chiunque, né la intrattiene come vera. In altre parole, la credenza in questione non viene mai presa in considerazione da Jill. È isolata, non entra nelle premesse dei suoi ragionamenti pratici e teoretici, neppure implicitamente. Insomma, Jill non crede di credere che un suo amico d’infanzia viva in quella certa casa. Se va in quel quartiere, può darsi che la visita le faccia tornare in mente quella credenza congelata, facendo sì che Jill ne acquisisca una conoscenza di ordine superiore. Solo allora la sua credenza di prim’ordine può essere intrattenuta e utilizzata.

Ora, succede che si possano avere credenze di ordine superiore che sono false. Questi sono casi di fallimenti dell’autoconoscenza, cioè casi in cui si hanno credenze errate su ciò che si crede. Secondo Funkhouser, questo è esattamente quello che succede a un autoingannato: l’autoingannato non crede che p (che non è calvo, che il marito non ha una relazione con l’amica ecc.



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