Lavorare stanca by Cesare Pavese

Lavorare stanca by Cesare Pavese

autore:Cesare Pavese [Pavese, Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858411100
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-11-26T23:00:00+00:00


Il dio-caprone

La campagna è un paese di verdi misteri

al ragazzo, che viene d’estate. La capra, che morde

certi fiori, le gonfia la pancia e bisogna che corra.

Quando l’uomo ha goduto con qualche ragazza

– hanno peli là sotto – il bambino le gonfia la pancia.

Pascolando le capre, si fanno bravate e sogghigni,

ma al crepuscolo ognuno comincia a guardarsi alle spalle.

I ragazzi conoscono quando è passata la biscia

dalla striscia sinuosa che resta per terra.

Ma nessuno conosce se passa la biscia

dentro l’erba. Ci sono le capre che vanno a fermarsi

sulla biscia, nell’erba, e che godono a farsi succhiare.

Le ragazze anche godono, a farsi toccare.

Al levar della luna le capre non stanno piú chete,

ma bisogna raccoglierle e spingerle a casa,

altrimenti si drizza il caprone. Saltando nel prato

sventra tutte le capre e scompare. Ragazze in calore

dentro i boschi ci vengono sole, di notte,

e il caprone, se belano stese nell’erba, le corre a trovare.

Ma, che spunti la luna: si drizza e le sventra.

E le cagne, che abbaiano sotto la luna,

è perché hanno sentito il caprone che salta

sulle cime dei colli e annusato l’odore del sangue.

E le bestie si scuotono dentro le stalle.

Solamente i cagnacci piú forti dan morsi alla corda

e qualcuno si libera e corre a seguire il caprone,

che li spruzza e ubriaca di un sangue piú rosso del fuoco,

e poi ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna.

Quando, a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso,

i villani gli dànno la cagna a pedate di dietro.

E alla figlia, che gira di sera, e ai ragazzi, che tornano

quand’è buio, smarrita una capra, gli fiaccano il collo.

Riempion donne, i villani, e faticano senza rispetto.

Vanno in giro di giorno e di notte e non hanno paura

di zappare anche sotto la luna o di accendere un fuoco

di gramigne nel buio. Per questo, la terra

è cosí bella verde e, zappata, ha il colore,

sotto l’alba, dei volti bruciati. Si va alla vendemmia

e si mangia e si canta; si va a spannocchiare

e si balla e si beve. Si sente ragazze che ridono,

ché qualcuno ricorda il caprone. Su, in cima, nei boschi,

tra le ripe sassose, i villani l’han visto

che cercava la capra e picchiava zuccate nei tronchi.

Perché, quando una bestia non sa lavorare

e si tiene soltanto da monta, gli piace distruggere.

[4-5 maggio 1933]



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