La tentazione di esistere by Emil Cioran

La tentazione di esistere by Emil Cioran

autore:Emil Cioran [Cioran, Emil]
La lingua: ita
Format: epub, azw3


LO STILE COME AVVENTURA

Esperti in un'arte del pensiero puramente verbale, i sofisti si dedicarono per primi a riflettere sulle parole, sul loro valore e proprietà, sulla funzione che competeva loro nello svolgersi del ragionamento: il passo capitale verso la scoperta dello stile, concepito come scopo in sé, come fine intrinseco, era compiuto. Non restava che trasporre questa ricerca verbale, attribuirle come oggetto l'armonia della frase, sostituire al gioco dell'astrazione il gioco dell'espressione. L'artista che riflette sui propri mezzi è dunque debitore al sofista, è legato a lui da una parentela organica.

Entrambi perseguono, in direzioni diverse, uno stesso genere di attività. Poiché hanno cessato di essere "natura", vivono in funzione della parola. Niente di originario in essi: nessun legame che li unisca alle sorgenti dell'esperienza; nessuna ingenuità, nessun «sentimento». Quando pensa, il sofista domina a tal punto il suo pensiero da poterne fare ciò che vuole; poiché non ne è trascinato, lo dirige secondo i propri capricci o calcoli. Nei riguardi della propria mente si comporta da stratega; egli non medita ma, seguendo un piano tanto astratto quanto artificiale, concepisce delle operazioni intellettuali, apre delle brecce nei concetti, fiero di rivelarne la debolezza o di accordare loro arbitrariamente una solidità o un senso. Della «realtà» non si cura affatto: sa che dipende dai segni che la esprimono e che di questi segni è importante essere padrone.

Anche l'artista procede dalla parola al vissuto: l'"espressione" costituisce la sola esperienza originaria di cui sia capace. La simmetria, il concatenamento, la perfezione delle operazioni formali sono il suo ambiente naturale: lì sta e respira. E siccome mira a esaurire la potenza delle parole, tende all'espressività, più che all'espressione. Nell'universo chiuso in cui vive, sfugge alla sterilità solo grazie al rinnovamento continuo che è presupposto da un gioco in cui la sfumatura assume l'importanza di un idolo e l'alchimia verbale giunge a dosi inconcepibili per l'arte naif.

Se è vero che un'attività così deliberata si situa agli antipodi dell'esperienza, si avvicina in compenso ai confini ultimi dell'intelletto. Essa trasforma l'artista che vi si dedica in un sofista della letteratura.

Nella vita dello spirito giunge un momento in cui la scrittura, erigendosi a principio autonomo, diventa destino. E' allora che il Verbo, nelle speculazioni filosofiche come nei testi letterari, svela il suo vigore e al contempo il suo nulla.

La maniera di uno scrittore è condizionata fisiologicamente; possiede un ritmo suo proprio, pressante e irriducibile. Non si riesce a immaginare un Saint-Simon che, in seguito a una metamorfosi voluta, muti la struttura delle sue frasi, oppure si contragga praticando il laconismo. Tutto in lui premeva perché si espandesse in frasi labirintiche, lussureggianti, mobili. Gli imperativi della sintassi dovevano perseguitarlo come una sofferenza e un'ossessione. Il suo afflato, la cadenza del suo respiro, il suo ansito gli imponevano quel movimento fluido e ampio che forza la solidità e gli argini delle parole. In lui sentiamo un timbro d'"organo", così differente dagli accenti di flauto che caratterizzano la lingua francese. Da qui i periodi che temendo il "punto" sconfinano gli uni negli altri, moltiplicano le diramazioni, sono restii a concludersi.



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