Le guerre delle donne by Emanuela Zuccalà

Le guerre delle donne by Emanuela Zuccalà

autore:Emanuela Zuccalà [Zuccalà, Emanuela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Infinito
pubblicato: 2021-02-14T23:00:00+00:00


Perché l’orrore sulla Terra è reale e accade tutti i giorni.

È come un fiore o come il sole,

è qualcosa di incontenibile.

(Alice Sebold, Amabili resti)

«Devo proteggermi – sussurra l’uomo in camice bianco –. Devo rendermi insensibile per essere in grado d’aiutare una paziente che perde urina e materia fecale dopo che lo stupro di gruppo l’ha lacerata dentro. Come farei, altrimenti, a curare donne torturate con bastoni, coltelli, baionette esplose dentro i loro corpi rimasti senza vagina, senza vescica, senza retto? Come potrei dire a un’adolescente: “Mademoiselle , lei non diventerà mai una donna?”».

Nel 1999, una ragazza violentata a cento metri da qui s’è trascinata da lui implorandolo di fermare l’emorragia. Da allora, nel suo ospedale Panzi a Bukavu, il ginecologo Denis Mukwege ha operato decine di migliaia di vittime di stupri efferati e ne ha medicate altrettante nei villaggi, condannato a leggere nei loro corpi gli scempi di questo cruciale lembo d’Africa, l’est della Repubblica Democratica del Congo.

Nel Paese che fu il giardino privato di re Leopoldo del Belgio, la belligeranza è ormai uno stato permanente. Dal 1998 al 2003, otto nazioni e 25 gruppi armati hanno ingaggiato su questo terreno il più sanguinoso conflitto del globo dopo la seconda guerra mondiale, con oltre cinque milioni di morti. Una carneficina che continua a proiettare la sua ombra sulla regione orientale del Kivu, attorno alle città di Goma e Bukavu, lungo le rive di un lago beffardamente incantevole a ridosso della frontiera con il Ruanda. Gli eserciti ribelli nascono, muoiono, risorgono, cambiano sigle e condottieri ma non cessano di seminare terrore e cancellare interi villaggi. Una missione dell’Onu staziona qui dal 2000. Tra le più imponenti in funzione, arrivata a contare oltre 19mila caschi blu, sembra capace solo di contare i morti dopo le battaglie sbrigativamente attribuite a faide etniche e che invece mirano al controllo delle ricchezze minerarie di quest’area: oro, coltan, rame, diamanti.

Lo stupro, qui, è l’arma affilata di una guerra che da tempo ha perduto la linea del fronte. La strategia primordiale di tutte le formazioni paramilitari che annidano plotoni assassini nel cuore di tenebra della foresta equatoriale.

Stuprano i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo, i miliziani di etnia tutsi guidati dal generale Laurent Nkunda: smilzo, laureato in Psicologia e con un look da rockstar, il dandy sanguinario è stato messo fuori gioco nel 2009 dai suoi storici alleati ruandesi e forse, nel frattempo, ammazzato oppure spedito in qualche esilio dorato. Stuprano le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), gli hutu responsabili del genocidio ruandese del 1994 poi fuggiti in Congo. Stuprano i Mai Mai, caotici gruppi di combattenti stregoni, allucinati da riti tribali. E stupra l’esercito regolare congolese. Una brutalità sistematica sul corpo delle donne, compiuta davanti a figli e mariti perché annientando le donne si mira a mutilare intere comunità, spaccandole in un’invincibile vergogna. E i figli nati dalla violenza traghetteranno nel futuro l’odio del presente.



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