Le meduse non hanno orecchie by Adèle Rosenfeld

Le meduse non hanno orecchie by Adèle Rosenfeld

autore:Adèle Rosenfeld [Rosenfeld, Adèle]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-05-09T12:00:00+00:00


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Era passato un mese dal nostro secondo incontro quando Thomas, durante un aperitivo a casa mia insieme ad Anna, ha guardato uno degli audiogrammi che avevo lasciato nell’ingresso.

Ho avuto il tempo di scordarmelo e una sera di aprile, quando avevamo appena iniziato a “frequentarci”, mi ha trascinato in uno di quei locali immersi nell’oscurità. «Non mi piacciono le sorprese.» Mi ha risposto con una serie di onomatopee trionfanti che avrebbero dovuto spronarmi a superare l’ultimo gradino. «Non sopporto i bar bui» ho detto. Mi ha preso per mano e mi ha fatto scendere la scala che portava nello scantinato, una sala vuota con il soffitto a volta. La luce tra le pietre metteva in risalto l’umidità dei muri, sul fondo della stanza c’era una cabina di regia.

Un suono perfettamente chiaro ha squarciato l’aria, una nota di chitarra elettrica è rimasta sospesa a lungo, rotonda e piena, un suono caldo che sentivo vibrare nella gola. Poi più nulla, il suono è sfumato nel silenzio, profondo. E il tutto si è ripetuto diverse volte. Vibrazione bassa nella gola, nell’esofago, il cervello avvolto dalla membrana elettrica del suono – silenzio che trattiene la nota precedente nella memoria – esplosione della nota sensibile, sempre la stessa, attesa, sperata – silenzio vellutato – sorriso di Thomas – silenzio attento.

Poi il sassofono ha invaso la stanza, ha colmato lo spazio tra i polmoni, il crescendo degli acuti mi ha intriso d’acqua. L’emozione mi è scorsa dentro come un fiume. Sentivo l’attacco, il fiato che arrivava nell’imboccatura dello strumento. La nota puntata che si ritirava per poi attaccare più acuta, gelandomi il cuore bagnato, leniva le orecchie in fiamme. Un paesaggio di vette aguzze traversava la notte illuminata e si mescolava alle immagini in bianco e nero della Parigi notturna, colorate dal suono. (Come faceva Thomas a sapere che Ascensore per il patibolo era il mio film preferito?)

Sentire poco a volte mi rendeva ipermnesica. Nell’ultimo assolo, chiaro, potente, mai sentito, vedevo sfilare le labbra di Thomas che mi traducevano dialoghi di film: «Lo so, c’è la vita privata, ma la vita privata zoppica per tutti quanti. I film sono più armoniosi della vita, Alphonse» – e rivedevo la bella attesa di Jeanne Moreau, nel bar, in bianco e nero, la dolcezza della paura, come sembravano lisce ai miei occhi quella paura e quell’attesa, come sembrava iconica quella stanchezza con la gonna a tubino e le gambe accavallate – «non ci sono intoppi nei film, non ci sono rallentamenti. I film vanno avanti come i treni, capisci? Come i treni nella notte».

Adoravo Blue Train.

In seguito ho riconosciuto le prime note del primo brano dell’album, fluivano in me come mai le avevo sentite.

Avevo detto a Thomas: «Il sassofono è la cosa più simile alla voce umana, a volte li confondo».

Poi lui mi aveva scritto questa frase di Miles Davis: «La vera musica è il silenzio e tutte le note non fanno che incorniciare il silenzio», invitandomi ad accettare il fatto che il silenzio primeggiava sul suono.

Alla fine ho dovuto piangere di piacere quando è arrivato il basso, poi il pianoforte.



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