Le vie dell'orto by Pia Pera

Le vie dell'orto by Pia Pera

autore:Pia Pera [Pera, Pia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2021-05-12T17:32:11+00:00


Nel mio orto

Qual è l’ortaggio più generoso di tutti? Quello che mai si rifiuta? Quello che addirittura, se ben trattato, ci travolge con la sua sovrabbondanza? Lo zucchino, declinato nelle sue tante varietà, dal «Moro di Pisa» all’«Alberello di Sarzana», dal «Tondo di Nizza» allo «Striato di Napoli», dal «Bianco di Trieste» al «Tondo scuro di Piacenza». Io lo considero la metonimia dell’orto. Si può anche non avere altro, ma se c’è una pianta di zucchini, allora possiamo dire di avercela fatta. Qualche pianta di zucchino anche sul balcone, e saremo a posto tutta l’estate, tra fiori e frutti. Nel mio orto, ci ho messo anni a capire che non bisognava esagerare. Se il suo rigoglio mi ha a lungo affascinata, in certe stagioni mi ha anche fatto paura. Perché, quando lo zucchino si trova bene, è contento soddisfatto e ben nutrito, diventa esuberante, si allunga in ogni direzione, travolge le altre piante, e ha tutta l’aria di volere sfogare una sua qualche ancestrale nostalgia di giungla. Allora anche cogliere gli zucchini diventa un problema, difficile scovarli nell’intrico di foglie, e che giganti possono diventare, queste foglie, quando dimenticano discrezione e misura! Per non farsi travolgere da tanta joie de vivre, conviene legare gli zucchini a delle canne, meglio ancora costruire un capannello formato da tre o quattro canne tutto intorno alla pianta, in modo che man mano che cresce si può mandare in altezza, anziché in larghezza. E cogliere gli zucchini fintanto che sono delle giuste dimensioni, non gonfi, turgidi, smisurati, buoni soltanto per cucinarli nella zuppa dei cani oppure per mandarli decisamente a seme, a vantaggio del raccolto dell’anno dopo.

Dello zucchino, l’ho già detto, si mangiano anche i fiori, ma non solo: Angelo, mio Maestro dell’Orto, mi ha insegnato che quando si avvicinano i geli e le piante degli zucchini, ancora in produzione, da lì a poco saranno distrutte dal gelo (è pianta molto delicata e risente subito dei primi freddi), conviene raccogliere le cime con i fiori e gli zucchini ancora minuscoli, anche con alcune foglie (naturalmente, le più piccole, vicino all’apice) e lessarle. Condite con un buon olio, è una leccornia da consumare… una sola volta all’anno!

Al ritorno da un viaggio in Sicilia, dove ero rimasta stordita da una quantità di sapori nuovi e intensi, ho cercato di riprodurli nel mio orto. Ho piantato la melanzana chiara, soprattutto ho tentato di procurarmi i semi dei tenerumi, detti anche càddi di cucùzza in certi paesi dell’entroterra siculo, un tipo di zucca in cui foglie e tralci vengono anteposti al frutto. Tenerumi, cioè tenerezze, sono la parte tenera (germogli e foglie giovani) della cosiddetta zucchina palermitana, quella chiara e lunga che si consuma quasi solo nella Sicilia occidentale (epicentro Palermo). Molti miei tentativi di coltivarla sono falliti finché non ho capito che, almeno nel mio clima, bisogna seminare in vaso, e ripiantare in piena terra solo quando la stagione sia abbastanza avanzata da potersi ritenere al riparo dalle gelate tardive. Pare infatti sia l’Africa, o forse l’Asia tropicale,



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