I misteri di alleghe by I misteri di Alleghe

I misteri di alleghe by I misteri di Alleghe

autore:I misteri di Alleghe
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-10-11T16:00:00+00:00


XIII

Ora che avevo saputo, nel cortile della caserma dei carabinieri di Agordo, le fasi che avevano portato Cesca alla cattura di Gasperin, mi pareva di rientrare tra la gente del paese. Cesca mi batteva ogni tanto la mano sulla spalla e sorrideva. Appena mi aveva visto, non era stato nemmeno necessario che mi presentassi. Come se avesse indovinato prima che volto avevo, s’era affacciato nel corpo di guardia della caserma, chiamato dal piantone, e aveva detto: «Scommetto che lei è Saviane». Gli strinsi la mano. Ero sul punto di abbracciarlo. Fu lui invece a farlo. «Mi permetta» disse rispettoso.

Il brigadiere aspettava che gli chiedessi qualche cosa sugli ultimi avvenimenti, gli arresti anche degli altri assassini. Fu a questo punto che gli domandai del maresciallo Uda.

«È già partito…» mormorò.

«In ferie?»

«È stato trasferito!»

«Dove trasferito?»

Cesca si passò una mano sulla testa. Rifiutò la sigaretta che gli avevo offerto. «Trasferito a Oristano…» mormorò.

Non riuscivo a capire quel discorso. L’annuncio del trasferimento del maresciallo che aveva scoperto i delitti di Alleghe dopo ventisei anni dal giorno in cui era stato commesso il primo, mi aveva colpito per la gravità della decisione nel pieno delle indagini e alla vigilia di altri mandati di cattura. Come mai Uda era stato costretto a partire? Mi addolorava anche l’idea di non poter stringere la mano al maresciallo.

«Pensi, signor Saviane…» riprese il brigadiere.

«Diamoci del tu, scusa, dovevamo conoscerci almeno cinque o sei anni fa…»

Era curioso il contrasto della sua personalità, con il rispetto, la sottomissione propri del soldato, abituato a non discutere mai gli ordini dei superiori, soltanto ad obbedire, anche quando non sarebbe stato giusto. Mi pareva di ritornare in un mondo passato. Avevo dimenticato ormai l’epoca della mia ferma. Non avevo più vissuto tra i soldati dai tempi della guerra. Con Cesca, così cortese, deciso, ma chiaramente sottomesso come di fronte ad un superiore, nel cortile della caserma, tra gli altri carabinieri, mi pareva di essere tornato indietro di almeno vent’anni. «Deve aver faticato il doppio» mi dicevo «a portare a termine le sue indagini sui delitti, con la mentalità e la gerarchia che regnano ancora nell’esercito italiano…»

Pensavo malinconicamente anche alla mia storia e mi rendevo conto che i due sottufficiali avevano dovuto fare dei sacrifici e rischiare l’impossibile per poter portare a termine la loro impresa. Da quello che avevo capito avvicinando la gente di Alleghe, i due sottufficiali, con gli ostacoli imposti dal regolamento, che vietava questo o quello, e gli impediva di agire con prontezza, erano stati costretti a rinviare delle decisioni rischiando di compromettere tutte le indagini.

Dissi a Cesca di domandare un permesso al nuovo maresciallo e di venire, la sera, a pranzo con me e qualche amico di Alleghe. Si vestì con l’abito Civile e salimmo in auto.

Durante il viaggio mi raccontò alcuni particolari, meno interessanti, perché mi riguardavano da vicino, ma tuttavia utili per la ricostruzione della storia di Alleghe. Mi disse che la cosa che più l’aveva colpito era stata fa lettura del mio articolo. Sentendo parlare per la prima volta



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