Leggenda by Sylvain Prudhomme

Leggenda by Sylvain Prudhomme

autore:Sylvain Prudhomme [Prudhomme, Sylvain]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: bookclub; 66thand2nd; sylvain prudhomme; leggenda; francia; violenza; libertà; aids; romanzo; droga; anni settanta; anni ottanta;, General, Fiction
ISBN: 9788832972412
Google: OQtuzwEACAAJ
editore: 66thand2nd
pubblicato: 2022-11-15T08:45:18+00:00


.10.

Sulla via del ritorno, Nel era rimasto zitto. Avevano ripreso la strada di Mas-Thibert, costeggiato il Rodano, contemplato senza dir nulla i milioni di ettolitri scuri trasportati dal fiume, la colossale portata del flusso, la superficie come marmorizzata, percorsa da mulinelli, scintillii, tronchi alla deriva simili a rametti nella corrente.

Certo che sei davvero forte, aveva detto Nel a Matt.

In che senso, forte?

Sai mettere la gente a suo agio.

È perché sono ben disposti. E questo grazie a te. Alla fiducia che hanno in te.

Ma è anche per come sei tu. Potrebbe andare tutto a male in cinque minuti se non ci fosse intesa.

Sì, con Josette c’era intesa.

Anche con mio padre.

Nel aveva detto così, quasi come un rimprovero. Matt aveva capito di camminare sulle uova.

Non sarà sempre così.

Beh, avrò il diritto di dire che sei forte.

Ti ringrazio.

Sull’altra sponda del fiume, in mezzo alla corrente, era apparso­ un grande palo rosso graduato fino in cima per misurare il livello dell’acqua.

Ti do ai nervi, aveva detto Matt dopo un po’. Nel non aveva risposto.

Cerco solo di immaginare cosa penserei io se un inglese alto due metri si presentasse a casa mia e si facesse raccontare nei dettagli la vita della mia famiglia. Credo che non mi piacerebbe affatto.

Non un inglese altro due metri. Devi rispettare le proporzioni. Un americano di due metri e mezzo.

Si erano messi a ridere. Nel si era fatto di nuovo serio.

Mi fa piacere che facciamo questa cosa. Sono contento. Mi ci devo solo abituare.

Avevano intravisto un vecchio silos da grano abbandonato, si erano lasciati sulla sinistra un’antica cantina vinicola la cui sagoma si stagliava in controluce, incongrua, gigantesca, simile al carapace di un insetto condannato a morte dalla propria smisurata stazza e di cui non rimaneva che l’involucro vuoto.

Sai che cosa mi dicevo mentre vi stavo ascoltando, prima: che curiosamente tutti e tre eravamo fatti per incontrarci intorno a questo tavolo una bella mattina di settembre, io per infliggervi la tristezza di ripensare a tutta questa storia. E voi per accettarla. E immergervi completamente, senza riserve, solo grazie alla videocamera di un tizio che l’anno scorso di questi tempi neanche conoscevi. Curiosamente o magari no, mi dicevo. Magari è normalissimo. Magari abbiamo tutti bisogno di questo. Di nutrirci vedendo da vicino la vita di chi non c’è più, sciorinandola di nuovo sotto i nostri occhi, scrutandone i particolari, chiedendoci come hanno vissuto, quando sono stati felici, e poi infelici, e poi di nuovo felici. Che cosa pensavano prima di morire.

Nel continuava a non dir nulla.

È una cosa che mi ha molto colpito sin dall’inizio, aveva detto Matt: le persone a cui ci rivolgiamo potrebbero perfettamente dire di no. Che non ne hanno voglia. Che trovano tutto un po’ osceno. Che il passato è passato. E invece ci spalancano le porte.

Stai pensando a Toussaint?

Sto pensando un po’ a tutti. A Toussaint, certo. Gli scrivo e tre giorni dopo è qui. Penso anche a te. Guarda il tempo che dedichi a questa faccenda. Gli appuntamenti che organizzi. Perché lo fai? Che cosa



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