L'enigma della Gioconda by Jeanne Kalogridis

L'enigma della Gioconda by Jeanne Kalogridis

autore:Jeanne Kalogridis
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 2016-06-02T22:00:00+00:00


XLII

Laura chiuse le imposte, mentre io mi asciugavo gli occhi su una delle maniche di fine broccato.

Mi rimisi a sedere, sopraffatta. Mi ero talmente concentrata sulla gioia di raggiungere Giuliano e sulla paura che la mia fuga potesse fallire, che avevo dimenticato l’amore che provavo per mio padre. E, nonostante il pubblico malcontento nei riguardi di Piero, nonostante gli insegnamenti di Savonarola, anche lui mi amava ancora.

In qualche modo, non avevo compreso che ferire lui avrebbe significato straziare la mia stessa carne.

Laura apparve al mio fianco con un calice di vino; io lo rifiutai con un gesto e mi alzai. Il povero Giuliano aveva appena affrontato uno scontro decisamente sconvolgente con il mio oltraggiato padre. Per lui era già stato abbastanza difficile ottenere da Piero il permesso di sposarmi, e ancora non aveva avuto l’approvazione di suo fratello Giovanni. Ma ormai il dado era tratto, e io potevo immaginare un unico modo per confortare mio marito: concentrare l’attenzione sulla nostra gioia di essere finalmente insieme.

Guardai il volto preoccupato di Laura. «Dov’è la camera degli sposi?»

Mi sembrò presa leggermente alla sprovvista. Era ancora giorno, dopotutto. «Qui, madonna», e indicò con un gesto la porta che conduceva alla camera interna.

«La camera da letto di Lorenzo?» Ero alquanto sorpresa.

«Messer Piero si sentiva troppo a disagio all’idea di dormire lì. Vostro marito era il favorito di suo padre, lo sapete, e penso che gli abbia dato conforto prendere possesso delle stanze di Lorenzo. Ha dormito qui da quando il Magnifico è morto.»

Lasciai che Laura mi conducesse nella camera: era spaziosa, con il pavimento di elegante marmo bianco e le pareti ricoperte di quadri dai colori brillanti. Tuttavia, confrontata con le altre stanze del palazzo, aveva un’aria un poco austera. Ne ricavai l’impressione che, come in anticamera, molti oggetti di valore fossero stati rimossi e depositati altrove.

Il fantasma di Lorenzo quel giorno non c’era. Petali di rosa erano stati cosparsi sul letto, riempiendo la stanza di una piacevole fragranza. Su un tavolo c’erano un boccale di vino, di un intenso color rubino, e due coppe d’oro, riccamente cesellate, accanto a un piatto di mandorle e di frutta candita.

«Aiutami a svestirmi», dissi a Laura. Se la mia richiesta la sorprese, lo dissimulò molto bene. Mi tolse il cappello e mi sfilò le maniche, poi mi slacciò l’abito. Io mi liberai della pesante gonna e la guardai ripiegarla con cura, deponendola, assieme alle mie altre cose, nel lucido armadio nero che conteneva gli indumenti di Giuliano.

Indosso non mi era rimasto altro che la camicia, fine e leggera come una tela di ragno. Zalumma aveva fatto del suo meglio per prepararmi per la mia prima notte di nozze, ma stavo ancora lottando per impedire che il nervosismo avesse il sopravvento. «Vorrei rimanere da sola ora», dissi. «Puoi dire a mio marito che lo aspetto qui?»

Laura si chiuse silenziosamente la porta dietro le spalle.

Io mi avvicinai al tavolo e mi versai un po’ di vino in una delle coppe, bevendone poi un sorso. Lo assaporai attentamente, tentando di apprezzarne



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