L'inganno del gran rifiuto. La vera storia di Celestino V, papa dimissionario by Barbara Frale

L'inganno del gran rifiuto. La vera storia di Celestino V, papa dimissionario by Barbara Frale

autore:Barbara Frale
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
ISBN: 9788841898598
editore: De Agostini Libri
pubblicato: 2013-10-01T22:00:00+00:00


Il giglio velenoso

L’incresciosa vicenda della rivolta scatenata dai Colonna si era conclusa con una vittoria indiscussa del pontefice; determinante in questo successo era stato il sostegno di tanti alleati fedeli e potenti, che avevano contribuito non solo economicamente, ma anche moralmente, perché lo credevano nel giusto. Nell’anno 1301, tuttavia, Bonifacio VIII si mise contro un nemico troppo più forte di lui, il re di Francia. Uomo astuto e dal temperamento volitivo, dotato di forze economiche e militari di gran lunga superiori, il sovrano si nascondeva dietro una maschera di algida indifferenza e conduceva una vita da asceta tanto da ritenersi in qualche modo un santo.19

Filippo il Bello dominava l’Europa condizionando la politica degli altri regni ben oltre i confini del suo territorio. Nel 1308 gli venne offerta la corona dell’Impero, ma lui la rifiutò: accettarla non gli avrebbe procurato ulteriori vantaggi. Nel settembre del 1307 scrisse all’arcivescovo di Colonia chiedendogli di perseguitare i Templari sottoposti alla sua giurisdizione, e quest’ultimo, Principe Elettore dell’Impero, li fece subito arrestare. Quando uno dei suoi uomini gliene chiese il motivo, lui rispose che ogni desiderio di Filippo IV era un ordine.20

Il re era stato consacrato con un rito antico e molto complesso, che prevedeva l’unzione con Olio Santo per ben sette volte, e questo in deroga a una prescrizione di Innocenzo III, che nel 1204 aveva riservato soltanto ai vescovi l’unzione sulla fronte con il sacro Crisma, imponendo ai sovrani di accontentarsi dell’olio benedetto concesso ai catecumeni.21

Nipote di un uomo elevato all’onore degli altari, e ossessionato dal bisogno di mostrarsi degno di tale modello, Filippo IV era persona di religiosità inflessibile, ai limiti del fanatismo. Sentiva il dovere di dare ai propri sudditi un esempio di devozione e moralità; tanto più il clero, fatto di uomini interamente votati a Dio, era tenuto a vivere secondo la disciplina ecclesiastica in modo onesto e incensurabile.

Quando Bonifacio VIII entrò in conflitto con lui per questioni politiche, si scatenò una guerra che sarebbe durata ben oltre la morte del papa: il sovrano intentò addirittura un processo alla sua memoria chiedendo che il cadavere fosse riesumato e bruciato sul rogo come avveniva per gli eretici e gli stregoni. La solida alleanza fra il trono e l’altare che si era avuta al tempo di re Luigi IX, fonte di stabilità e pace per la società cristiana, si frantumò con conseguenze disastrose.22

Un primo scontro si era verificato nel 1296, quando, il 25 febbraio, Bonifacio VIII aveva emesso una bolla intitolata Clericis laicos. Il documento censurava la politica di Filippo IV, il quale, con le casse del Tesoro vuote per via della guerra tra Francia e Inghilterra, aveva tassato i beni della Chiesa nel suo regno. Beni tradizionalmente immuni, che pagavano un’imposta solo alla Curia Romana. Il papa vedeva in quell’atto una violazione delle libertà della Chiesa; il sovrano giudicava la bolla papale come un’ingerenza indebita del papato nelle questioni di governo del potere laico.

Il re non avanzò proteste scritte, si limitò a proibire che uscissero dai confini di Francia tutti i



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