L'inverno del pesco in fiore (Italian Edition) by Marco Milani

L'inverno del pesco in fiore (Italian Edition) by Marco Milani

autore:Marco Milani [Milani, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Foreign Languages, Italian, Literature & Fiction, Contemporary Fiction, Foreign Language Fiction
ISBN: 9788858514825
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2016-02-22T23:00:00+00:00


8

Le strade di Salò, avvolte da un’aria rigida e densa come la neve, si dipanavano come rami secchi sul finire d’autunno quando, spogli e nodosi, si tendono verso l’infinito e l’incerto. Percorrendo una di quelle viuzze tra foschia e oscurità, col bavero alzato a ripararsi il collo dai morsi del freddo, Ernesto sentiva un irresistibile bisogno di abbracciare la propria famiglia. Era una sensazione strana, perché lo assaliva solo per strada, di sera, al freddo; era sufficiente il tempo di entrare in ufficio o di tornare nel proprio alloggio che tutto svaniva, ed Elena, Candida e Francesco recuperavano il loro posto di cari ricordi che diligentemente restavano nella stanza loro assegnata, senza reclamare altro che un pensiero ogni tanto.

Fin dal suo arrivo, forse respirando l’aria del Nord, Ernesto si era persuaso che fosse meglio allontanare la propria famiglia da sé e da quel clima tanto opprimente. Così, dopo aver contattato Luigi, li aveva caricati in macchina e li aveva portati a Bologna, presso lo zio di Luisa. La casa era grande, l’uomo benestante, e non aveva fatto problemi nell’accoglierli. Ogni fine settimana Ernesto li raggiungeva e passava qualche ora con loro, anche se per fare ciò doveva sfidare i pericoli rappresentati dalle imboscate dei primi gruppi di partigiani e dai bombardamenti degli anglo-americani: quello di sabato 29 gennaio 1944 aveva seminato il panico a piazza Galvani, vicino a dove abitava lo zio di Luisa.

Per Ernesto furono giorni di sofferenza. Il suo fervore si scontrava con l’ostilità, celata magari dietro uno sguardo, di molta gente, e ciò lo rendeva furioso. Vi leggeva paura e stanchezza, in un momento in cui sarebbero serviti orgoglio e disciplina. Quasi come in un’equazione matematica, non vedeva altra soluzione: a fronte del tradimento del re e di Badoglio bisognava rimanere schierati al fianco degli alleati tedeschi in uno stato assolutamente fascista. Il fatto che tale ovvietà sfuggisse ai più – se non quando addirittura vi si opponevano – non riusciva a digerirlo.

Fin dal suo arrivo a Salò aveva preso a lavorare anche diciotto ore al giorno, convinto che si fosse ancora in tempo per recuperare la situazione. Il popolo italiano prima o poi avrebbe capito ciò che la nuova Repubblica sociale si proponeva di fare. Era certo che in breve tempo il fascismo avrebbe recuperato il consenso perduto con l’evolversi della guerra. Questa speranza lo inebriava ed era più forte di ogni dubbio e ripensamento. A settembre era giunto a Forlì e, grazie alla sua antica amicizia con il sottosegretario del ministero della Cultura popolare, ne era entrato a far parte. Era stato grazie alla stessa persona che aveva ottenuto il lasciapassare dal maggiore Rässel di Ladispoli, allorché il ministro Mezzasoma aveva interceduto personalmente per lui presso i vertici tedeschi.

L’unico momento in cui si era sentito smarrito e lo aveva sfiorato il pensiero di correre a Bologna, prendere la sua famiglia e svanire nel nulla, era stato a gennaio. Il 10 di quel mese Ernesto aveva assistito alla lettura della sentenza di condanna a morte per



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