lo specchio dell'assassino by tom egeland

lo specchio dell'assassino by tom egeland

autore:tom egeland [egeland, tom]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: thriller
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00


2

Lasciò l'ufficio a tarda sera. L'edizione serale dell'«Aftenposten» giaceva sullo zerbino («Nuovo video choc a Kanal 24»). Dopo essersi infilato il giornale sottobraccio aprì la porta.

L'appartamento era vuoto. Silenzioso. Accese la luce nell'ingresso. In cucina. In soggiorno. Mise un disco di Art Tatum per rompere il silenzio.

Prima di andarsene, aveva avuto un'altra discussione a proposito della pista Rune Strøm. Antonsen e la Gran avevano insistito affinché lui si de-cidesse a richiederne immediatamente la cattura. Ma il suo istinto gli diceva che non dovevano compiere mosse azzardate. Sia Antonsen che la Gran gli avevano chiesto che cosa avesse.

Non lo sapeva.

In cucina, una delle luci al neon cominciò a lampeggiare (cosa che faceva già da alcune settimane). Aveva promesso di cambiare la lampadina. Si accorse di non aver più mangiato nulla da quella mattina. Trovò dello stufato di patate in scatola e lo scaldò in una pentola.

Mentre mangiava, si chiese cosa stesse facendo Herdis in quel momento.

Se davvero Rune Strøm era l'assassino, allora voleva che la polizia lo sapesse. Non avrebbe potuto fornire un indizio più chiaro. Dunque, stasera non avrebbe ucciso. Se Rune Strøm era Aquarius, in questo momento si trovava a casa in attesa che la polizia bussasse alla sua porta. Non c'era fretta. A volte era proprio quella che rovinava tutto.

Bevve un po' d'acqua: aveva messo troppo pepe sulla carne.

Pensò: «Non riesco a capire come Herdis abbia potuto trasferirsi nella comunità di Bob. Non è possibile che abbiano una relazione. L'avrei notato. Lei non è capace di mentire. Herdis e Bob? Oddio, ha dieci anni più di lui. Ed è la madre di un suo amico. Herdis non farebbe mai una cosa simile.»

Immaginò di vedersi davanti Rune Strøm: seduto su una poltrona in un salotto buio. Anche se ormai era un uomo adulto, se lo immaginava come un ragazzino introverso, un ragazzino per il quale il tempo si era fermato.

Spinse il piatto con lo stufato al centro del tavolo.

Avrebbe potuto telefonarle. Sapeva dove abitava. Assaporò quelle parole: dove abitava. Come se non avesse mai abitato lì insieme a lui, nell'appartamento al secondo piano dove avevano vissuto durante gli ultimi quindici anni. Avrebbe potuto andarla a trovare, se solo l'avesse voluto. Bussare alla porta e chiedere di poter parlare con lei. Ma ci sarebbero state delle scenate. Cosa che lui detestava.

Cercò di pensare a Rune Strøm.

Herdis era stanca di lui? La loro vita sessuale era diventata troppo grigia e scontata? Non sopportava più le sue lunghe giornate passate al lavoro?

Non lo amava più? Era arrabbiata con lui perché si era dimenticato di cambiare la lampadina in cucina?

Batté la mano sul tavolo facendo sobbalzare il piatto. «Al diavolo!» sussurrò. Il dolore alla mano gli fece venire le lacrime agli occhi.

La batté di nuovo. A quanto pareva, stava diventando una brutta abitudine. E poi ancora. Con più violenza.

Squillò il telefono.

« Herdis! » pensò, balzando in piedi.

Ma era dal lavoro.



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