Lo stupore e la bellezza by Navid Kermani

Lo stupore e la bellezza by Navid Kermani

autore:Navid Kermani [Kermani Navid]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 123
editore: Marsilio
pubblicato: 2017-10-12T04:00:00+00:00


La regina Simonida, 1318 circa, affresco, monastero di Gračanica, Kosovo

Naturalmente una parte del mio cervello sapeva bene che non avevo scoperto un bel nulla. Era mattina presto, un giorno infrasettimanale. Pioveva a catinelle. Le rare persone che ancora frequentano chiese in Kosovo (serbi rimasti dopo l’indipendenza, pellegrini e collaboratori di ONG straniere) preferiscono orari più comodi. L’altra metà del mio cervello, però, era convinta di avere varcato una soglia: mi trovavo nell’aldilà. Il silenzio, il vuoto, neppure la fiammella di una candela, neppure un monaco o una suora in vista nel monastero, nessuna finestra illuminata.

Cercando di spiegarmi a distanza di tempo quell’impressione di trovarmi a tu per tu con una morta vivente, mi dico che una parte della responsabilità è del vicino convento, che nel corso dei suoi oltre settecento anni di storia (e soprattutto negli ultimi quindici anni, dall’indipendenza a oggi) non ha mantenuto intatta una sola pietra. A differenza di altri monasteri serbi del Kosovo, Gračanica non sorge in un paesaggio ricco di cultura e storia dove già solo il tragitto, nel cuore di una natura maestosa, ispira un senso di venerazione. In quei casi perfino la presenza dei militari stranieri che montano la guardia, perché il neonato stato kosovaro non ha particolarmente a cuore il suo retaggio serbo, invita in qualche modo a sperare di accedere a un luogo fuori dal comune, un tempio di tranquillità, lontano da tutto, ma che al tempo stesso è parte del patrimonio culturale mondiale. Turisti non se ne vedono, i fedeli vengono solo la domenica, ma in compenso ci si imbatte in monaci e suore che pregano o si danno da fare in altri modi. Gračanica, invece, sorge nella periferia di Priština, su una delle arterie cittadine, senza dare più di tanto nell’occhio. Tutto intorno ci sono edifici nuovi con facciate di cemento armato senza intonaco, centri commerciali di cattivo gusto e fast food. Non ci sono neppure vicini ostili da cui proteggersi, e quindi neppure soldati stranieri a piantonare la porta, che trovo appena socchiusa. Entra chi vuole. È straordinario che nel bel mezzo di una periferia senza storia si elevi un edificio talmente spettacolare, con le sue cinque cupole e gli innumerevoli tetti incurvati, eppure la sua presenza non interessa a nessuno. Gračanica non mi ha fatto l’impressione di un refugium che occorre proteggere contro il passare del tempo; in quella mattina di temporale si confondeva con il sacro, era il sacro: il sacro dimenticato.

Sulla sinistra della giovane regina il fascio di luce del mio telefono era caduto su un re dalla barba bianca. Anche lui sembrava avere due orbite vuote al posto degli occhi. Come in un quadro surrealista, il vegliardo teneva tra le mani la chiesa all’interno della quale era effigiato. Solo in un secondo tempo avrei letto che la giovane donna si chiamava Simonida e che nel 1299, all’età di cinque anni, era stata data in moglie da suo padre, l’imperatore Andronico II Paleologo, a re Stefan Uroš II Milutin, più anziano di una quarantina d’anni, per consolidare l’amicizia tra Bisanzio e la Serbia.



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