L'ultima estate in paese by Simonetta Tassinari

L'ultima estate in paese by Simonetta Tassinari

autore:Simonetta Tassinari [Tassinari, Simonetta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2024-03-01T07:01:54+00:00


29

Pierre scomparve dopo avermi posato le borse della spesa sul primo gradino. Diedi un grido per avvisare che ero tornata e poi bussai anche alla porta per farmi aprire, perché avevo scordato le chiavi. Mi domandai come facesse a sapere così bene l’italiano. Perché, allora, aveva parlato con mia nonna in francese? Mi ricordai, però, che era stata lei a rivolgersi così a lui. Mi venne ad aprire Maria Concetta per vedere se le avevo comprato i lecca-lecca. Avevo deciso che tre fossero sufficienti, ma lei si mise a frignare e io sbuffai, e dovetti promettere che nel pomeriggio sarei uscita di nuovo appositamente per prenderne altri due. Mamma era al piano superiore a passare l’aspirapolvere. Appena sposata mia madre aveva dato una mano in tipografia come segretaria, ma amava stare a casa e non le era pesato lasciare il lavoro quando ero nata io. Avrebbe voluto che da noi fosse tutto impeccabile e splendente. Però aveva sempre un bambino in braccio, quintali di cacca da smaltire e litri di rigurgito sui bavaglini da smacchiare malgrado l’aiuto di Evelina. La mamma avrebbe voluto che la nostra casa fosse impeccabile e luccicante di cera Liù, ma era sempre affannata e certa di trovarsi in fallo, per lo meno rispetto all’idea che nutriva di sé, quella di una donna dai mille e perfetti bucati, con i capelli tagliati alla Audrey Hepburn e la vita ancora sottile nonostante i tre parti, sandali col tacco e abito di lino, i bambini lavati e ben vestiti, l’angolino del salotto senza un grammo di polvere e la sala, quella che si apriva solo per gli ospiti, con i soprammobili tutti allineati. Quando la guardavo non potevo fare a meno di pensare che si affannava per cose di nessuna importanza. Mia madre soffriva perché non riusciva a essere abbastanza ordinata quanto avrebbe desiderato. Era sicura che, con la casa maggiormente curata, sarebbe stata più felice. Io, invece, sapevo che l’ordine avrebbe ammazzato la mia mente, spento la mia immaginazione, offuscato la mia tempra.

Tuttavia, non correvo alcun pericolo.

Posai la spesa in cucina. Sul tavolo c’era una scatola di cartone azzurro, infiocchettata, con un bigliettino attaccato con lo scotch che portava il mio nome. Non era il mio compleanno, e neanche Santa Rosaria.

Lo aprii, incuriosita.

Si trattava di una confezione da cento biglietti da visita extra luxe. Tutti per me. Nella migliore carta bianca filigranata a bordi dorati, visto che un po’ me ne intendevo anch’io.



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