L'ultimo sorso. Vita di Celio by Mauro Corona

L'ultimo sorso. Vita di Celio by Mauro Corona

autore:Mauro Corona [Corona, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-10-01T12:00:00+00:00


Celio non fece parola, smontando col silenzio qualsiasi provocazione. Sarebbe andato d’accordo coi grandi laconici del mondo. A volte i suoi prolungati silenzi mi risultavano antipatici e insopportabili. E pure ai paesani. Era come se lui si sentisse superiore tacendo, e guardasse tutti dall’alto in basso. Poteva dare l’impressione che non rispondendo disprezzasse tutto e tutti. Nessuno aveva dignità di risposta. Invece no. Era solo dolore, tristezza, era l’esaurirsi della voglia di vivere a creare il disinteresse a ogni discorso.

C’è da dire che quel senso di sconfitta lo teneva addosso anche da giovane. Aveva intuito presto che niente valeva la pena, e prima o poi sarebbe tutto franato. Di conseguenza Celio si era piazzato subito in fondo alla frana guardando in alto la scia delle macerie. A quel punto discutere era tempo perso. Preferiva la solitudine, scalare montagne, fare lavori saltuari, bere, leggere, camminare, ascoltare. Spesso lo sorprendevo a fissare un punto per lunghi minuti. Guardava un orizzonte lontano che stava vicino, dentro la sua testa. Ci sedevamo su un tronco, dopo una battuta, sulla vetta dopo una scalata, sulle sedie d’osteria e d’improvviso s’imbalsamava fissando qualcosa. Lo lasciavo per un po’ nel suo letargo mentale poi, afferrandogli una spalla, chiedevo: «Ce asto, Celio?».o

Si svegliava di soprassalto come l’avessi scosso da un sogno e rispondeva: «Nia». Niente.

Mai saputo cosa pensasse in quei momenti. Non lo ha mai detto. Certo, potevo intuire, fare due più due, fantasticare; ma di sicuro non avevo nulla.

Giù, sulle pacifiche rive del Vajont, aveva trovato compagnia. Per un periodo frequentò una sola donna senza volar qua e là, come l’ape sui fiori. Al solito non durò a lungo. Celio era il più grande egoista della Terra. Prima esisteva lui, poi il resto del mondo. L’unica donna che lo legò a vita fu sua madre e, secondo me, contribuì non poco a rovinarlo. Voleva bene solo a lei? No, nemmeno a lei. Se le avesse voluto bene, se l’avesse rispettata un poco, non l’avrebbe fatta vivere in perenne ansia e dolore. Era succube di quella donna e questo lo infastidiva. La mamma gli stava sulle scatole proprio perché ne dipendeva. E a Celio seccava dipendere da chicchessia. Anche dall’alcol, ma da quello non riuscì a liberarsi. L’alcol non è una fidanzata o un amico, o un lavoro, dal quale ti puoi allontanare. L’alcol sei tu, e da te non ti separa nessuno se non la morte. La madre era una droga comoda, aveva bisogno di lei, della sua petulante presenza. Che lo accudisse, gli preparasse i pasti, gli curasse la biancheria. Solo le mutande non accettava le lavasse lei. Mi disse che quelle ognuno le deve mettere a posto da solo.

«È una roba intima, molto personale. Quando sei stato con una donna, o le hai sporche per qualche motivo, non puoi fartele lavare da tua mamma. Capirebbe troppe cose, io mi vergogno.» Così mi diceva. Ed ero d’accordo con lui.

«È una questione di timidezza» risposi.

«A volte di rispetto» brontolò. «Metti che sei sposato, e ti capita di



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