Machiavelli e la crisi dell'analogia by Raffaele Ruggiero

Machiavelli e la crisi dell'analogia by Raffaele Ruggiero

autore:Raffaele, Ruggiero [Ruggiero, Raffaele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Critica letteraria, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815326058
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


Il salto di qualità compiuto dalla politica spagnola nell’età di Machiavelli consiste dunque nell’unità nazionale, raggiunta sotto una monarchia capace di imporre un ordinamento durevole allo stato (cfr. anche Arte della guerra II 309). Ancora una volta è un’osservazione sulla qualità del tessuto sociale a determinare il giudizio machiavelliano più che le alchimie della diplomazia europea.

Un singolare avvicendarsi di relazioni familiari aveva condotto Carlo d’Asburgo a divenire appena ventenne imperatore di un colossale dominio europeo e transoceanico. Rimasto a sei anni orfano del padre Filippo d’Asburgo, ereditò la Borgogna e i Paesi Bassi; alla morte del nonno materno Ferdinando d’Aragona, il 23 gennaio 1516, ereditò il regno d’Aragona e la reggenza di Castiglia[34]; alla morte del nonno paterno Massimiliano d’Asburgo nel gennaio 1519 si apriva per Carlo la via della successione all’impero: fu eletto il 28 giugno 1519, mentre si trovava a Barcellona, e incoronato ad Aquisgrana il 23 ottobre 1520. Gli anni 1516-19 avevano segnato un riaccendersi del particolarismo spagnolo: Carlo, considerato un principe ‘estraneo’, era mal visto tanto dalla nobiltà castigliana, che perdeva privilegi a causa dei nuovi cortigiani borgognoni, quanto dagli ambienti aragonesi e catalani che trovavano nuove ragioni di separatismo. A peggiorare la situazione furono la necessità di drenare risorse finanziarie in Spagna per garantirsi l’incoronazione imperiale e infine la nomina di un reggente straniero, Adriano di Utrecht, per governare la Castiglia in assenza del sovrano. Il diffuso malcontento condusse alla rivolta dei Comuneros: non un semplice movimento politico ma una rivoluzione la cui portata e conseguenze non sfuggirono a Machiavelli, il quale vi accenna nell’Istruzione d’uno che vada imbasciadore dell’ottobre 1522 indirizzata a Raffaello Girolami pochi giorni prima che questi partisse per la corte spagnola di Carlo V insieme con Bardo Corsi e Raffaello de’ Medici. Il conflitto vide esponenti delle classi medie, impegnati soprattutto nelle manifatture tessili, contrastare gli interessi dell’aristocrazia terriera e dei grandi imprenditori commerciali. La rivolta fu avviata dalla città di Toledo il 20 maggio 1520, nel settembre raggiunse il proprio apice; ma le divisioni interne tra riformatori ed estremisti e la decisione di Carlo di accostare al reggente due figure dell’alta nobiltà castigliana favorirono il fronte dei magnati. I rivoltosi furono sconfitti dalle truppe imperiali a Villalar il 24 aprile 1521; Toledo capitolò in ottobre [Lynch 1991, 51-61].

Nei passaggi conclusivi dell’Istruzione, Machiavelli mostra di valutare bene aspetti specifici della politica spagnola e imperiale al principio degli anni Venti: i teatri più problematici per l’azione di Carlo V («se egli sta più volentieri in Ispagna che in Fiandra»); l’ostilità francese e l’ambiguo sostegno della nobiltà castigliana («se di quei [ministri] del re di Francia ha alcuno amico e se sono corruttibili», «se Francia ne potessi corrompere alcuno» [tra i grandi feudatari spagnoli]); la rivolta dei Comuneros e un suo eventuale riaccendersi ad opera della Francia («se la Francia le potesse fare fuoco sotto»); i rapporti con Ferdinando d’Asburgo (fratello minore di Carlo e governatore dei dominî austriaci); e infine «Considererete ancora che fine sia quello dell’imperadore, come gl’intenda le cose di



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