Maometto papa e imperatore by Marco Cavina

Maometto papa e imperatore by Marco Cavina

autore:Marco Cavina [Cavina, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-14T23:00:00+00:00


§4. Una raffinata e bizzarra moda letteraria d’accettare i turchi: considerarli troiani vendicatori

Se negli anni della caduta di Costantinopoli il rapporto fra cultura umanistica e islam non fu soltanto all’insegna dello scontro, nemmeno si può dire che a questo debba sostituirsi una idea di pacificazione, estranea a quella convinzione di essere la élite e l’avanguardia della cultura europea rivendicata da tutto l’umanesimo49. La paura del turco è spesso una semplice, ma verosimile giustificazione formale di atteggiamenti titubanti e incoerenti, assai frequenti fra gli umanisti nei destabilizzanti decenni del tardo Quattrocento, che indussero a metabolizzare il problema con audaci riconversioni culturali in senso turcofilo. Per l’area greca esemplari furono le figure di Critobulo di Imbro e di Laonico Calcondila. Critobulo di Imbro inquadra malinconicamente le inarrestabili vittorie turche nella illusoria eternità degli imperi che, al contrario, vagano storicamente fra popoli diversi: gli stessi romani non possono sfuggire a questo durissimo principio naturale. Né molto diversa è l’impostazione di Laonico Calcondila. Entrambi, più che filoturchi, possono definirsi teorici della ‘accettazione del turco’, che è in fondo accettazione della storia: opporsi è atto vano e senza scopo50.

Un’altra via della accettazione del turco coinvolse una tematica culturale molto in voga fra basso medioevo e rinascimento: la ricostruzione genealogica ed etnica. Suggestive le elucubrazioni europee sulle radici razziali dei turchi, percepiti dagli umanisti come una sola razza con una plurisecolare storia unitaria. La discussione sulla loro genealogia finì per assumere evidenti connotati politici51. Avvicinarli agli sciti, ad esempio, significava accentuarne il profilo selvaggio e malvagio52, e Andrea Cambini rilevava che i turchi dimostravano materialmente la loro origine scita proprio per la loro natura barbara e crudele53. L’eventuale accostamento ai persiani attestava, al contrario, un loro inquadramento in senso positivo, valorizzandone le propensioni culturali e artistiche. Più neutro era Adamo di Montaldo quando denominava Maometto II «re dei siri», facendone un principe essenzialmente asiatico54.

Il più comune itinerario genealogico seguito da numerosi intellettuali e umanisti occidentali fu, però, la considerazione etnica dei turchi come troiani. Qui il discorso assumeva valenze più delicate fino a valorizzare una sorta di parentela fra turchi/troiani e italiani/figli di Enea. La sovrapposizione coi troiani finiva per implicare una qualche giustificazione del loro espansionismo in Europa e più particolarmente in Italia, da cui invece gli arabi erano esclusi. Con la caduta di Costantinopoli Dio avrebbe deciso di punire i cristiani ortodossi e per punirli avrebbe dato corso ad un’antica vendetta ancora sospesa, quella dei troiani contro i greci per la distruzione di Troia e per gli eccidi ivi compiuti55. I turchi – si scriveva – provenivano dall’Anatolia e il termine ‘turco’ era curiosamente prossimo a quello di ‘teucro’, appellativo che dal nome del mitico Teucro – re della Troade prima della fondazione di Troia – andò a identificare genericamente i troiani. E quindi i turchi avrebbero vendicato l’eccidio dei propri avi, punendo ad un tempo l’eresia dei cristiani-ortodossi di Bisanzio.

Haeresis castigata, Troia vindicata56: il concetto arriva addirittura a dare il titolo a un’opera in versi del giurista francese Florentin Liquenay (Florentinus Liquenaius), De destructione Constantinopolitana sive de ultione Troianorum contra Graecos.



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