Mare di inganni by Patrizia Petruccione

Mare di inganni by Patrizia Petruccione

autore:Patrizia Petruccione [Petruccione, Patrizia]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788899947033
editore: Leucotea
pubblicato: 2016-09-23T22:00:00+00:00


Capitolo XXX

7 ottobre

Bologna

Corelli arrivò a Bologna in mattinata. Era partito il pomeriggio del giorno precedente per Milano, con un volo diretto a Malpensa. Ma i ritardi dovuti a uno sciopero dei controllori di volo avevano fatto sì che l’aereo fosse atterrato solo alle ventitre. Troppo tardi per trovare un treno per Bologna. Dormì a Milano. La mattina seguente si fece una doccia e si rasò due volte. Poi cercò nel trolley una camicia che non fosse troppo sgualcita. Indossò i jeans.

Avrebbe potuto chiedere in questura un’auto con un agente che lo accompagnasse, ma non gli dispiaceva muoversi in treno. Poco prima di arrivare chiamò Giulia e l’avvisò del suo arrivo: gli sarebbe piaciuto vederla camminare con passo sicuro verso di lui e sorridergli da lontano tra la gente.

Scese dal treno. Il marciapiede era affollato: ma di Giulia non c’era traccia. Si avviò a testa bassa, muovendo i piedi tra i piedi di uomini e donne che gli sarebbero rimasti sconosciuti e che neppure avrebbero goduto il privilegio di costituire uno sfondo all’incontro che aveva immaginato. In capo al binario invece la vide. Era proprio lì ad aspettarlo. Come quando da bambino giocava a desiderare qualcosa, un giocattolo, un evento, un amico; se entro cinque minuti questa voglia veniva appagata, voleva dire che aveva vinto. Il più delle volte finiva in una delusione, ma le rare occasioni in cui l’immaginazione si traduceva in realtà lo facevano sentire fiducioso nei confronti del proprio futuro. Anche ora avveniva: la vita gli faceva promesse nuove.

Giulia lo guardava incuriosita. Non doveva aver capito quello che le aveva detto al telefono circa la lussazione alla spalla e ora probabilmente si stupiva di vederlo immobilizzato dal tutore. «Ferito sul campo?» ironizzò. Nella battuta Corelli volle cogliere solo l’intento scherzoso.

Le espose quanto era accaduto. Le disse dell’avventura in elicottero, concentrando il pathos nell’allusione alla curva dell’uomo morto, il limite sotto il quale, come gli aveva poi spiegato il pilota, nel grafico altimetria-velocità esisteva il rischio gravissimo della perdita immediata di quota e quindi dell’impatto con il suolo. Loro ce l’avevano fatta a non finirci dentro, anche se l’atterraggio non era stato facile.

Infine dovette confessare il fallimento delle ricerche della Salman, ora affidate a un collaboratore.

Giulia nel volto non tradiva emozioni. Quindi iniziò. «Ora ascolta me.» Non stava nella pelle. «Mi hanno chiamata a Bologna per un caso di terrorismo. Senti bene: la matrice è islamica, ma l’attentatore è un giovane americano già segnalato. Risultava lontano dagli Stati Uniti da alcuni anni e affiliato ad un gruppo di jihadisti. È saltato in aria in piazza Maggiore prima di portare a termine l’attentato. A quanto risulta dalle testimonianze, però, c’erano altri cinque o sei uomini, alcuni con caratteri fisici mediorientali. Avevano programmato un’esplosione all’interno della Chiesa di San Petronio per distruggere l’affresco di Giovanni da Modena, quello dove è raffigurato Maometto all’inferno tormentato da un demone. Qualche anno fa c’era stata una polemica, al tempo delle vignette che un giornale danese aveva pubblicato su Maometto. Minacce di morte. Manifestazioni di protesta.



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