Maverick by Max Allan Collins

Maverick by Max Allan Collins

autore:Max Allan Collins [Collins, Max Allan]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-12-15T23:00:00+00:00


11.

Situazione pericolosa.

Il villaggio fakawi dava ben poco a vedere che il suo capo - che si faceva chiamare Joseph anche in seno alla sua tribù - conosceva a fondo le abitudini dell'uomo bianco. I viaggi di Joseph nelle selve della civiltà erano di solito redditizi, a parte qualche eccezione, come quei mille dollari che gli avevo vinto a San Francisco.

Ma sapevo per certo che lui e Dandy Jim Buckley avevano venduto insieme a speculatori di città “terra indiana” pari a un territorio vasto due volte il Texas.

Le razzie di quegli abili contrattacchi contro l'uomo bianco non avevano tuttavia corrotto molto la cultura della sua piccola comunità. I teepee conici di pelle d'alce, sparsi lungo la riva del fiume, non erano granchè cambiati dai tempi precedenti l'arrivo del Grande Padre Bianco, anche se all'antica costumanza di tenere sempre acceso un fuoco al centro del teepee si erano aggiunte pentole d'acciaio. Qui e là, tra gli abitanti del villaggio - uomini con camicie e calzoni di pelle e mocassini, donne in abiti di pelle di cervo con gambali di cuoio fino alle ginocchia - una bombetta o un paio di mocassini acquistati in un negozio rivelavano l'influenza del mercante bianco. E lo stesso faceva qualche giocattolo - una palla, una trottola, e altri balocchi - che tenevano occupati i bambini fakawi.

Un esempio ancora più palese dell'irruzione dei costumi dell'uomo bianco era il più recente giocattolo di Joseph, una versione aggiornata del velocipede, munito di pedali per spingerlo e di ruote d'acciaio di dimensioni uguali in sostituzione di quelle, più vecchie, di legno.

Stavo provando quel modernissimo scassaossa e, sebbene ci fossero i pedali, Joseph mi camminava accanto, aiutandomi a mantenere l'equilibrio. Il sole era alto in cielo, faceva caldo ma non troppo, quando giunsi a un punto da cui godevo il panorama del villaggio fakawi e del fiume che rifletteva la luce dell'astro.

“Bello qui”, commentai.

“Troppo bello”, disse Joseph, continuando a guidarmi.

A proposito, stavamo parlando in inglese.

“Come può un luogo essere troppo bello?” volli sapere.

“Come ha detto una volta il mio vecchio padre, il grande capo fakawi: 'Sposa una donna brutta, figlio mio, e scoraggia la concorrenza'.”

“Un consiglio degno del mio pa'“ replicai, cogliendo l'antifona.

Ma la lezione di Joseph era appena all'inizio. “La prossima volta che la tua gente ci scaccia dalla nostra terra, mi cercherò un bel pezzo di terreno paludoso dove finalmente ci lascerete in pace. Ci cercherete qui, e non ci troverete, ci cercherete là, e noi saremo come il vento. L'invasore bianco leverà il pugno al cielo, scuotendolo in preda alla frustrazione. Alzerà gli occhi al cielo e griderà: 'Dove sono finiti i fakawi?'“

“Sapessi quante volte mi sono posto la stessa domanda”, dissi.

Un pulsare ritmico, musicale, profondo, richiamò la mia attenzione. Sulla riva del fiume, alcuni guerrieri fakawi se ne stavano seduti a gambe incrociate, battendo sulle pelli di bisonte ben tirate dei loro tamburi da guerra riccamente ornati.

Per un istante mi distrassi e quasi persi l'equilibrio.

Ma Joseph raddrizzò il velocipede.

“Questi affari possono riservare sorprese”, fece Joseph.

“Dicono che sostituiranno il cavallo, ma ho i miei dubbi.



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