Monte Athos. Un pellegrinaggio nel cuore spirituale del cristianesimo ortodosso by Boris Zaitsev

Monte Athos. Un pellegrinaggio nel cuore spirituale del cristianesimo ortodosso by Boris Zaitsev

autore:Boris Zaitsev [Zaitsev, Boris]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Monasticism, Spiritual Growth, Christian Life, Orthodox, Religion, Christianity, saggistica, Christian Rituals & Practice
ISBN: 9788832822120
Google: cgc0tAEACAAJ
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2015-06-02T00:00:00+00:00


7. PANTOCRATOR, VATOPED E IL VECCHIO RUSSIK

Quando la nostra barca si avvicinò al Pantocrator, esso ardeva ancora al tramonto, alto a picco sul mare con la torre, le sue mura da fortezza e i balconcini. Svoltammo a sinistra e per uno stretto canale entrammo in una piccola intima baia, del tutto protetta dalle onde. All’approdo c’era un barcone; due monaci pescatori stavano uscendo in mare su una barchetta. Maestosamente passeggiavano gli epitropi; giovani albanesi coi muli aspettavano docili qualcosa. Su un poggio, circondato da boschi e dal verde, biancheggiava di luminoso vetro l’eremo russo del profeta Elia.

Dopo la lavra di Sant’Atanasio, il Pantocrator sembra di secondaria importanza. Esso non colpisce, ma dà una chiara idea di com’è fatto un monastero greco, con un meraviglioso portale, la torre, la cattedrale e gli umidi e poco profumati corridoi delle celle e dell’albergo.

Io vi trascorsi una notte insonne, che mi dimostrò quanto la Grecia sia Oriente ed esotismo, e come questo esotismo si faccia sentire col fuoco degli insetti. Per salvarmi da loro, mi sedetti e rimasi mezzo sdraiato su una panca (o divano) accanto alla finestra che dava sul mare. Così passò la notte, di una rara bellezza: nelle sue tarde ore splendeva rosso il disco della luna nascente, e la sua larga scia di un argento abbagliante, dalle scaglie minute, attraversava il mare, dirigendosi verso i piedi dell’Athos che nereggiava con la sua terribile cima. Di mattina tutto si imbiancò e diventò lilla. L’Athos cessò di essere pauroso. La sua linea sottile con i profondi anfratti mattutini delle gole, con la ispida lana dei boschi e la calvizie delle rocce, assunse un’incantevole soavità. La luna, magica di notte, svanì. E infine, di un caldo carminio, Eos toccò la cima del Monte Santo, la chiesetta della Trasfigurazione.

Ecco che non rimpiango più le ore insonni.

La mattina il monastero mi diede una gioia artistica: l’archimandrita Atanasio («didatta di tecnologia»), un cortese e colto monaco greco, mi mostrò nel tempio un Panselino che non avevo visto neanche in Carea. Nell’atrio si sono conservati senza aver subìto restauri due o tre suoi affreschi (uno specialmente magnifico: Giovanni il Precursore). Credo che la mano di questo artista fosse dotata di una smisurata libertà, di un arbitrio primordiale.

Genio e libertà. Non c’è limite, tutto è possibile, tutto è lecito. Grandezza, levità, spontaneità: ecco, a quanto pare, l’essenziale nel pennello magico di Panselino, come nel pennello del bizantino Raffaello.

Un’altra barca, un altro rematore e una mattina di eguale quiete come anche il giorno prima; acque assonnate, pallide isole. Spuntò in lontananza il fumo di un piroscafo: rimase sospeso e allungato nel cielo e poi tutto si confuse, così che non fui certo se fosse realmente passato o mi fosse solo parso.

Costeggiammo la riva. Qui c’è ancora più quiete, ed è ancora più agevole remare. Le rocce sono deserte: strapiombano sul mare quasi a picco, scoprendo gli strati delle nature montane, rosso mattone e verde pallido. Padre Pinufri, reggendo con la mano il nodo del fazzoletto messo sotto il cappello per riparare il collo, osservava le spaccature ed esponeva le sue teorie cosmogoniche.



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