NESSUN LUOGO SICURO by Kate Bold

NESSUN LUOGO SICURO by Kate Bold

autore:Kate Bold [Kate Bold]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2022-08-02T22:00:00+00:00


CAPITOLO SEDICI

“Questo cambia le cose,” disse Harley mentre l’agente in uniforme li faceva passare attraverso il posto di blocco. Davanti a loro, il fianco della collina era illuminato dai lampeggianti di diverse auto della polizia e di due ambulanze. Poliziotti e paramedici camminavano su e giù per la scena: la maggior parte di loro indossava elmetti protettivi, parlava a bassa voce e seguiva con occhi curiosi il pickup di Callaway.

Le scene del crimine le trasmettevano sempre un oscuro senso di eccitazione. Ci voleva un certo livello di interesse per delineare il profilo degli assassini: se Harley non avesse provato altro che repulsione, non avrebbe mai potuto reggere la profondità di studio necessaria per pensare come loro. Era fondamentale assumere una posizione di freddo distacco, tenendo a debita distanza sentimenti come il dolore e l’indignazione per far sì che non interferissero con la logica.

Era un’abilità che lei conosceva molto bene.

Callaway girò la chiave e il pickup vacillò e tacque. “Pensi sia un serial killer?” disse.

Harley annuì. “A questo punto dobbiamo considerarlo.”

Secondo il Simposio sui Serial Killer condotto dall’FBI, un omicidio seriale era “l’uccisione illegale di due o più vittime da parte dello stesso colpevole in distinte occasioni.” Due vittime potevano essere una coincidenza (improbabile, ma non impossibile), ma tre rappresentavano uno schema solido.

Tre omicidi volevano dire che probabilmente l’assassino intendeva uccidere di nuovo.

Mentre scendevano dal pickup, un’agente in uniforme si allontanò dai paramedici. Aveva spalle e fianchi larghi e una coda di cavallo che svolazzava da una parte all’altra mentre camminava. Sul suo viso era stampata un’espressione cupa e preoccupata, come se non sapesse bene in cosa si era cacciata.

“Siete dell’FBI?” domandò, guardandoli entrambi.

Callaway le mostrò il distintivo e fece le dovute presentazioni.

“Juanita Valdez,” rispose la donna, stringendo loro la mano. Poi sul suo viso comparve nuovamente quel cipiglio preoccupato. “Pensate che questo abbia qualcosa a che fare con gli altri due omicidi di cui hanno parlato al notiziario?”

Dannazione, pensò Harley, chiedendosi chi avesse spifferato tutto. “In questo momento non possiamo fare commenti al riguardo,” rispose, mantenendo un tono professionale.

Valdez la guardò attentamente. A giudicare dal suo sguardo, l’agente era già arrivata a una propria conclusione.

“Se potesse mostrarci il corpo,” disse Callaway.

Valdez annuì, ancora preoccupata, e li condusse oltre le luci lampeggianti dei veicoli d’emergenza verso una struttura di legno che un tempo doveva essere stata utilizzata dai minatori per calarsi nella miniera. Adesso era poco più di un mucchio di legno marcio che circondava una buca di terra smossa.

Nel punto più basso dell’apertura, riuscirono a vedere una sagoma ricoperta di polvere e rannicchiata sotto il soffitto irregolare della miniera. Le sue mani non erano legate, ma c’erano dei rabbiosi segni rossi intorno ai polsi, compatibili con delle corde.

Harley respirò lentamente per calmarsi. Un conto era sentirsi dire che c’era un terzo corpo, ma vederlo con i propri occhi era tutta un’altra storia.

La figlia di qualcuno, pensò. O forse la sorella.

“Chi è stato a trovarla, agente?” chiese.

Valdez fece un cenno col pollice alle proprie spalle, indicando i tre ragazzi appoggiati a una delle ambulanze.



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