L'enigma della camera 622 by Joël Dicker

L'enigma della camera 622 by Joël Dicker

autore:Joël Dicker [Dicker, Joël]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2020-06-03T22:00:00+00:00


32.

Ultima possibilità

Sabato 15 dicembre. Il giorno prima dell’omicidio

Era l’alba del gran giorno.

Palace de Verbier, sei del mattino. Cristina uscì dalla sua camera e sgusciò nel corridoio, i passi attutiti dalla spessa moquette. Il sesto piano aveva la particolarità di ospitare solo suite, che venivano assegnate sempre alle “personalità” della banca. Ma Cristina si era accordata con Jean-Bénédict Hansen per poter stare anche lei su quello che gli altri dipendenti chiamavano “il piano degli eletti”. O per meglio dire, non gli aveva lasciato scelta.

Per raggiungere l’ascensore dovette percorrere tutto il corridoio, sfilando davanti alle porte delle suite. Si trovavano tutte sullo stesso lato. Il muro di fronte era quello della facciata, lungo il quale si alternavano ampie finestre e pesanti tendaggi di velluto. C’erano prima le suite dei vari direttori di dipartimento, nell’ordine: Horace Hansen, Jean-Bénédict Hansen, Sinior Tarnogol, Lev Levovitch e Macaire Ebezner.

Cristina scese al pianterreno. Tutto era silenzioso e deserto. L’albergo sembrava dormire ancora. La maggior parte dei dipendenti della banca approfittava dei comfort offerti dalla camera – e di aver lasciato la famiglia a casa – per poltrire a letto e riposarsi un po’.

Ma la quiete che sembrava regnare nel Palace de Verbier era solo apparente: nelle cucine e nei locali di servizio, il personale era già sul piede di guerra. Tra poche ore tutto doveva essere pronto. A partire dalle sei del pomeriggio, i dipendenti della banca erano attesi nella sala da ballo per un cocktail. Poi, alle sette, a tutti sarebbe stato chiesto di accomodarsi vicino al grande palco. A quel punto il Consiglio sarebbe apparso sulla scena e avrebbe aperto ufficialmente la serata, annunciando il nome del nuovo presidente. I commensali sarebbero poi stati invitati a passare a tavola. A seguire sarebbe stata servita la cena e, alle dieci, avrebbe avuto inizio il ballo.

A quell’ora mattutina, nel bar del Palace ancora chiuso ai clienti, il signor Bisnard, il responsabile dei banchetti, camminava avanti e indietro. Era particolarmente nervoso. All’improvviso dei colpi sulla porta a vetri del bar lo fecero sussultare: era Cristina. Si affrettò ad aprirle.

“Non mi piace per niente questa situazione,” le disse, mentre lei entrava nel bar.

Cristina si richiuse la porta alle spalle e rispose: “Se questo può rassicurarla, nemmeno a me.”

“Potrei avere delle seccature!” protestò Bisnard.

“Anch’io,” gli assicurò Cristina.

Si stava assumendo un grande rischio. E se Bisnard avesse parlato? Non ignorava che stava oltrepassando una linea rossa, ma tanto peggio: aveva bisogno di sapere. Da lunedì, da quando aveva intercettato quella conversazione tra Tarnogol e Jean-Bénédict Hansen, sentiva che c’era qualcosa di poco chiaro nell’elezione. Sospettava che Macaire volesse arrogarsi la presidenza a qualunque costo ed era fermamente intenzionata a scoprire la verità.

“Ecco la lista di tutti i dipendenti della banca presenti questo fine-settimana, assieme al loro numero di camera.”

“Chi si è occupato della ripartizione delle camere?” chiese Cristina.

“Jean-Bénédict Hansen ci ha dato delle disposizioni generali.”

“Macaire Ebezner si è per caso immischiato? Vi ha contattato all’ultimo minuto, questa settimana, per chiedervi dei cambiamenti nell’organizzazione?”

“No, per niente. Perché?”

“Quindi per lei è tutto normale?” continuò Cristina, senza rispondere alla domanda.



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