Non ti sento by Valentina Petri

Non ti sento by Valentina Petri

autore:Valentina Petri [Petri, Valentina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2024-03-13T12:00:00+00:00


15

La scatola

In una scatola, dentro l’armadio della cameretta di Basma, c’erano tutte le sue cose. Non tutte, naturalmente. Lo zaino e i libri di scuola erano al loro posto, cioè il primo in terra e i libri impilati vicino alla porta uno sull’altro, perché l’unico scaffale era già pieno. Le scarpe erano all’ingresso e i vestiti, praticamente tutti tutoni e qualche maglietta a maniche lunghe e un piumino e poi i calzini e la biancheria, quelli stavano ritirati bene nell’anta sinistra. L’anta destra era per le cose di sua sorella. Ma in una scatola in alto, nascosta dietro a due coperte più spesse che non si usavano tanto e un copriletto tutto a frange, c’erano le sue cose. Quelle che aveva faticosamente nascosto e che si portava a scuola. C’erano tre top, con le spalline sottili sottili e un vestitino aderente estivo che a piegarlo stava chiuso nella tasca inferiore dello zaino. C’era un paio di leggings e uno di jeans con una striscia di strass: ne mancavano alcuni, ormai, perché a furia di metterli con sopra gli altri pantaloni della tuta erano saltati via, però non si notava, anzi, sembravano fatti quasi un po’ apposta così. C’era una palette con quattro ombretti, rosa, azzurro, bianco perla e verde mare: quello verde mare era consumato e si vedeva ormai il fondo dorato, ma le piaceva tanto e lo metteva più degli altri. Due matite, una per gli occhi e una per le labbra, un mascara e un rossetto volumizzante effetto bagnato, o così diceva l’etichetta, rosso. Non usava solo quei trucchi lì, Gaia le prestava i suoi che erano più belli, ma averne comunque di suoi le piaceva. Il problema non era nemmeno comprarli. Il problema era poi portarli a casa. A casa di Basma, nella sua stanza, non doveva esserci niente altro se non lo stretto indispensabile. La scuola, a cui andava perché sembrava che non si potesse fare a meno di mandarcela, non era certo indispensabile e adesso che non era più Basma ad andare a scuola ma la scuola a infilarsi nella stanza di Basma, lei doveva stare molto ma molto attenta. Suo padre l’aveva già detto diverse volte, che tutto quel tempo in casa ad ascoltare cose inutili era tempo sprecato, che avrebbe potuto aiutare sua madre a pulire e che di sicuro quelli lì che parlavano nel computer non avevano niente da insegnare, niente che le sarebbe servito.

All’inizio non la lasciavano tanto collegarsi, poi avevano capito che era meglio se Basma faceva come gli altri, se mandava i compiti che doveva mandare, così i professori non avrebbero più telefonato a casa.

In tre, avevano telefonato a casa di Basma. Prima quella di italiano, la Novelli. Al telefono fisso rispondeva sempre e solo il papà, era la regola. Se era fuori lo si lasciava squillare, avrebbero richiamato; e se volevano proprio lui, che lo chiamassero sul cellulare. Mica aveva tempo da perdere. La Novelli si era fatta dare il numero dalla segreteria e aveva chiamato per chiedere



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