Orrore a Gancio Rosso by Paul Di Filippo & Claudio Chillemi

Orrore a Gancio Rosso by Paul Di Filippo & Claudio Chillemi

autore:Paul Di Filippo & Claudio Chillemi [Di Filippo, Paul & Chillemi, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Horror/Gotico
editore: Acheron
pubblicato: 2015-10-10T22:00:00+00:00


6.

Il Boccone del Prete

Mentre Joe affrontava la sua sfida solitaria sotto la Cripta dei Cappuccini, Tommaso aveva fatto delle ricerche e scoperto che un certo macellaio di Palermo era sotto la protezione della famiglia Cascio Ferro. E, secondo l’interpretazione di quella mappa arcana da parte di Joe - e ora trasferita su un foglio marroncino di carta da pacco - quella macelleria era proprio il punto di partenza del labirinto.

In piedi fuori da una palazzina del diciassettesimo secolo piazzata nel mezzo del quartiere di Gancio Rosso, Joe cercava di evocare lo spirito ardimentoso con il quale il suo collega poliziotto, Thomas Malone, aveva sfidato i cultisti di Brooklyn. Ma pregò anche che alla fine di questo caso non finisse nelle sue stesse, disastrose condizioni. Guardando alla propria destra e alla propria sinistra, verso Tommaso e Alessia, Joe prese il necessario coraggio, soprattutto grazie alla bellezza regale e austera di lei. Non era solo.

Nel negozio, infilzati al muro tramite quegli uncini artigianali ormai così familiari, erano appesi enormi quarti di bue. Il puzzo e le mosche non davano fastidio più di tanto, ma la vista di una capra morta, distesa dopo essere stata sventrata, era disturbante.

Il trio entrò nel locale. Attraversando il confine fra il sole all’esterno e l’ombra all’interno, Joe perse per un attimo la vista. Quando tornò a vedere, la prima cosa che notò fu un busto di Mussolini, altero e massiccio. Alla base, uno dei motti del Duce: “Molti nemici, molto onore”.

Al di sotto dell’icona fascista, dietro un tavolaccio da macellaio, intento ad affilare le lame di due coltelli sfregandole l’una contro l’altra, c’era un uomo bruno, muscoloso, avvolto in un grembiule lordo di sangue. Il suo volto era piagato da vecchie cicatrici da malattia venerea. Squadrò gli intrusi.

“Buongiorno, signori. Che cosa volete da me?” disse in dialetto siciliano che Joe era riuscito rapidamente ad assimilare.

“Devo solo rivolgere una domanda a vossia” disse Petrosino, cercando di usare le buone maniere siciliane.

Di scatto, il macellaio impiantò i due pugnali nel legno del tavolo, come se stesse infilzando della carne fresca. Per nulla intimorita, Alessia scosse la testa, come un libraio che rimprovera un bambino rumoroso.

Joe ignorò l’atteggiamento aggressivo dell’uomo. “Chi forgia i vostri uncini?”

“Mastro Ettore, in fondo alla strada. Da due generazioni la mia famiglia si serve di lui”.

“Ettore Pietrasanta?” chiede Tommaso, sorridendo.

“Iddu”.

“Questa è l’informazione che cercavamo” disse Joe. “Vi ringrazio”.

I tre stavano per andarsene quando il macellaio li fermò, con un tono stranamente affettato.

“Signor Santogiovanni, fatemi l’onore di prendere questo boccone del prete. Per vostro padre e per il vostro illustrissimo ospite americano”.

Porse un pacchetto a Tommaso.

“No, non posso accettare regali. Sono un pubblico ufficiale”.

Il macellaio gli fece l’occhiolino. “No, voi siete molto più di questo. Siete un camerata”.

Riluttante, Tommaso accettò il regalo, e poi tutti e tre uscirono dal negozio.

“Che cosa diavolo è un boccone del prete?” chiese Joe.

“E’ il trancio migliore di un animale macellato. Un vecchio modo di dire”.

“E perché camerata?”

“E’ il termine con cui i fascisti si chiamano a vicenda. Ha appena detto che io e lui siamo come fratelli, anche se io non sono ufficialmente iscritto al partito”.



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