Piccolo dizionario dei sentimenti by Gianfranco Ravasi

Piccolo dizionario dei sentimenti by Gianfranco Ravasi

autore:Gianfranco Ravasi [Ravasi, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: il Saggiatore
pubblicato: 2019-10-29T23:00:00+00:00


11. Mitezza-Generosità

Bisogna essere giusti prima che generosi e miti, come si fanno le camicie prima dei pizzi.

Nicolas de Chamfort (1741-1794),

Massime e pensieri

Il filosofo Norberto Bobbio nel suo Elogio della mitezza (1993) aveva celebrato questa virtù come la più «impolitica», e si può comprendere questa sua posizione nel contesto della gestione della politica che ignora ogni compassione e si fonda sul potere e spesso sull’arroganza. In una visione più alta della politica la mitezza avrebbe invece uno spazio rilevante. Essa, infatti, non è né codardia né mera remissività, come osservava lo stesso filosofo: «la mitezza non rinuncia alla lotta per debolezza o per paura o per rassegnazione». Anzi, essa vuole essere come un seme efficace piantato nel terreno della storia per il progresso, per la pace, per il rispetto della dignità di ogni persona. Ma aspira a raggiungere questo scopo rifiutando la gara distruttiva della vita, la vanagloria e l’orgoglio personale e nazionalistico, etnico e culturale, scegliendo la via del distacco dalla cupidigia dei beni e l’assenza di puntigliosità e grettezza.

Noi, però, ci interessiamo ora della mitezza evangelica, un sentimento presente soprattutto nella terza delle Beatitudini del più volte citato Discorso della montagna («Beati i miti perché avranno in eredità la terra» Mt 5,5). In realtà è una virtù che non ha solo una dimensione etica, come accadeva nel mondo greco, ma che si rivela come un dono divino, capace di fiorire nel cuore del credente come amore per l’altro, perdono, rigetto della violenza, fiducia nel giudizio di Dio. Si possono, quindi, assumere tutti i sinonimi che accompagnano la mitezza nel nostro vocabolario per cui la persona mite è paziente, benigna, benevola, docile, buona, dolce, mansueta, clemente, affabile, umana e gentile all’interno di una società crudele, dura, spietata. Tuttavia la mitezza evangelica altro non è che la «povertà nello spirito» del Vangelo, colta nella sua connotazione di adesione gioiosa alla volontà e alla legge divina.

Non per nulla il vocabolo greco praýs, «mite», talora rende nell’antica versione greca della Bibbia, detta dei Settanta, l’ebraico ‘anawîm, i «poveri». Si ha, così, un’ulteriore sfumatura della povertà evangelica che è l’essere pazienti nell’attesa, senza recriminare e senza far violenza all’agire del Signore, cercando quasi di strappargli ciò che si desidera, imponendogli la nostra volontà e non accettando la sua. Come ammonisce Gesù nel Discorso della montagna, sono i pagani che «credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7).

Il modello rimane, invece, lo stesso Cristo che presenta proprio la mitezza come sua qualità distintiva e fonte di imitazione per il discepolo: «Imparate da me che sono mite (praýs) e umile di cuore» (Mt 11,29). E continua con una citazione del profeta Geremia (6,6): «Così troverete riposo per le vostre anime». Questo aggettivo greco risuona solo nel Vangelo di Matteo e ritorna anche nell’evento messianico dell’ingresso a Gerusalemme ove si rimanda al profeta Zaccaria.

In un passo divenuto celebre il Messia è tratteggiato da quel profeta non come un guerriero vittorioso né come un condottiero regale lanciato alla conquista, bensì come il Servo obbediente a



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.