Pionieri by Philip Mann

Pionieri by Philip Mann

autore:Philip Mann
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza, Argento
editore: Arnoldo Mondadori Editore
pubblicato: 1989-12-16T16:00:00+00:00


Parte Terza

IL PIONIERE RIP

1

La monorotaia scivolò giù dalle colline, ricollegandosi con l’accidentato binario al livello del suolo che conduceva a Master Town. Era notte, forse le due del mattino, e non si vedeva alcuna luce nella cittadina.

Il treno entrò nella stazione buia e si fermò. Le porte diedero uno scossone e poi si aprirono, rivelando lo squallido atrio in cui avevamo atteso io e Ariadne. Mi tenevo in guardia. Sin da quando il Pioniere Murray mi aveva tirato fuori dall’ospedale di Auckland, evitavo ogni contatto con gli esseri umani. Durante l’intero viaggio a sud da Rotorua mi ero mantenuto sveglio, per timore che qualche fanatico con una pistola fosse in attesa di sparare sul treno. La capanna che fungeva da stazione di rifocillamento a Taupo era sprangata e il treno non rallentò neanche.

Non avevo idea di quale tipo di accoglienza mi attendesse a Master Town. Alla peggio gli abitanti della cittadina potevano essersi riuniti in un gruppo di linciaggio. Alla meglio, avrei trovato soltanto Pedro e il suo giovane e strano fratello di nome Kier.

Ma non c’era nessuno. Una sola lampadina brillava sul soffitto, creando ombre in movimento mentre fluttuava nelle raffiche di vento che attraversavano la porta d’ingresso.

Nonostante l’aspetto malandato e il pelo a strisce nei punti in cui mi avevano tosato per le operazioni, mi sentivo in forma. Balzai nell’atrio facendo una capriola, ma non vi fu alcuno sparo.

Attraversai il salone in pochi secondi, scivolando fuori attraverso le porte aperte. Nessun rumore. Nessun movimento. Mi avviai velocemente per il sentiero e, arrivato nell’hangar, mi ritrovai a osservare la forma scura e tondeggiante della nostra nave. Sul tetto si scorgevano dei luminosi punti blu: le luci di sicurezza.

Girai attorno alla nave rasentando il muro, finché non fui di fronte alla stretta scala metallica che portava all’ingresso laterale. Con un balzo raggiunsi la scaletta, cominciando ad arrampicarmi. In quel momento ero molto vulnerabile, e lo sapevo. Credo di non essere mai salito così in fretta. Alcuni istanti dopo ero in piedi sullo stretto predellino esterno alla porta, e premevo la palma della mano sulla piastra di sicurezza. Mi sembrò che fosse passata un’eternità prima che si sganciassero i fermi e che la porta si aprisse scivolando silenziosamente.

Entrai risoluto, colpendo con la chela l’interruttore di chiusura d’emergenza. Dopo un attimo di esitazione, la porta si richiuse. Ero dentro.

Attesi che la porta interna si aprisse automaticamente, ma non successe. Strano. Di solito, quando eravamo sulla Terra, c’era uno stato di equilibrio fra le due porte, che potevano essere fatte funzionare insieme. Pur avendo chiuso quasi tutte le parti più delicate della nave, dovevo certamente aver lasciato in funzione la porta a chiusura stagna, in modo che Pedro e Kier potessero entrare per accudire alle vasche idroponiche.

Accanto alla porta interna vi era un interruttore nascosto sotto una membrana di sicurezza, progettato in modo da funzionare tramite lo sfioramento di un gomito umano. Era l’interruttore che disattivava lo stato d’emergenza. Lo toccai con la punta della chela, ma la porta continuava a non aprirsi.

— Identità? — La voce era quella del computer principale di bordo.



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