Amici by Anna Nicoletto

Amici by Anna Nicoletto

autore:Anna Nicoletto [Nicoletto, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-08-22T22:00:00+00:00


Logan

Dappertutto.

Avevo seguito il consiglio di Max e avevo cercato dappertutto.

Ma non avevo trovato niente.

Nemmeno nelle commissioni che avevo svolto in passato. Tutte pulite e tutte archiviate.

E l’unica manovra degna di nota che mi stava impegnando adesso, la fusione della Morgan&Zhou, era la mia creatura. L’avevo monitorata costantemente in ogni sua fase, conoscevo ogni singolo investimento di denaro, ogni collocazione di quota sul mercato. Considerato il livello di accuratezza tra indagini preliminari e verifiche in itinere, arrivati a questo punto le irregolarità, per quanto possibili, erano altamente improbabili.

E così ritornavo punto e a capo.

Che cosa era attualmente in mio possesso e faceva gola ad Arthur Rogers, il Pescecane di New York?

Nessuna ipotesi plausibile. Non ne uscivo.

Feci scivolare il computer portatile in avanti e, gomiti sulla scrivania, sprofondai la faccia nei palmi delle mani.

«Oh, mi scusi.» La voce dell’inserviente mi fece alzare di scatto la fronte. «Pensavo che non fosse rimasto più nessuno nell’edificio…»

Di riflesso cercai l’ora sullo schermo. Le otto e quarantadue. Un’altra sera se n’era andata in ufficio.

«Glielo libero subito.» Mi tirai in piedi e spensi il pc, quindi presi giacca e telefono.

«Qualche collega rimasto in giro?» domandai alla donna che attendeva sulla soglia.

«Nessuno tranne lei.»

E così stasera lo scettro lo vincevo io. Salutai l’inserviente con un cenno e mi diressi a passo lento verso l’ascensore. Premetti il pulsante e, illuminato dalle luci di cortesia che si riflettevano sull’elegante parquet di legno scuro, controllai il cellulare.

Nessuna notifica.

Cioè, avevo qualche mail arretrata, un messaggio di mia madre e una chiamata persa di Will, ma niente che provenisse dal campus della SF State. Dopo quello che era successo, non doveva stupirmi che Biancaneve avesse di nuovo attuato il protocollo del silenzio.

Sparire sembrava la sua specialità.

Con un sospiro frustrato, scorsi l’elenco delle chiamate perse fino al nome del mio amico Will.

«Ehi, Logan! Sei ancora vivo?»

L’ascensore scelse quel momento per aprirsi con un suono metallico. Entrai e selezionai il piano terra sulla pulsantiera. «Sto uscendo ora.»

«Pazzo stacanovista. Devo preoccuparmi?»

Oltre i tornelli il piano terra era deserto, fatta eccezione per l’addetto alla sicurezza posteggiato dietro il bancone. Lo salutai sollevando la mano libera e oltrepassai le porte automatiche.

«No, papà. Stai tranquillo, sono stato un bravo bambino.»

«Cazzone.»

Il cielo di San Francisco, oltre i giganteschi grattacieli di vetro parzialmente illuminati, era un caos di nuvole e buio. L’aria gelida mi pungolò le dita e si infilò su per le maniche mentre camminavo sul piastrellato scuro del marciapiede.

«Will» mi decisi, una volta alla fermata dell’Embarcadero. «Ho fatto una cazzata.»

«Solo una?»

«Questa è abbastanza corposa, stimo che valga per tre» confessai. «L’altra sera sono stato al campus.»

«Sul serio? Tu? Di tua spontanea volontà alla SF State?»

«Sì.»

«Sorprendente. E perché avresti fatto una cosa del genere?»

«Secondo te?»

«Non so, hai deciso di accettare la proposta del preside di facoltà di tenere quel corso come consulente, che avevi cestinato senza neanche leggere?»

«Quanto sei coglione, Scott» sospirai. «Ovvio che sono andato da lei.»

I fari del tram bucarono la notte.

Aspettai che le porte si aprissero per salirci. La corsa era semivuota, così mi adagiai sul primo sedile libero vista finestrino.



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