Porpora by J. R. Ward

Porpora by J. R. Ward

autore:J. R. Ward [Ward, J. R.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2010-12-14T22:00:00+00:00


Zsadist entrò nell’atrio strascicando i piedi, tanto era rigido e infreddolito. Aveva voluto trattenersi alla fattoria fino all’alba, e con quell’aria gelida il suo fisico ne aveva risentito.

Non gli andava di mangiare, ma si diresse comunque verso la sala da pranzo; all’improvviso però si fermò nell’ombra. Bella era seduta a tavola accanto a Phury. Aveva davanti un piatto pieno, ma prestava più attenzione al gatto che teneva in grembo. Accarezzava Boo, e non si interruppe nemmeno quando alzò lo sguardo per qualcosa che aveva detto il suo gemello. Sorrise, e quando chinò di nuovo la testa Phury tenne gli occhi fissi sul suo profilo, quasi volesse assaporarla.

Zsadist si avviò in fretta verso lo scalone; non aveva intenzione di assistere alla scenetta. Era quasi in salvo quando Tohr emerse dalla porta nascosta sotto le scale.

«Ehi, Z, fermati un attimo.»

Zsadist imprecò ad alta voce. Non voleva rimanere incastrato da qualche insulso discorso di politica e procedura, e ultimamente Tohr non parlava d’altro. Stava cercando di dare un giro di vite alla confraternita, organizzando turni e provando a trasformare in veri soldati quattro mine vaganti come V, Phury, Rhage e Z. Non c’era da stupirsi se dava sempre l’impressione di avere il mal di testa.

«Zsadist, ho detto aspetta.»

«Non adesso…»

«Sì, invece, adesso. Il fratello di Bella ha inviato una richiesta a Wrath. Chiede che le venga imposto lo status di sehclusion, con lui come suo whard.»

Oh, cazzo. Se la richiesta veniva accolta, poteva anche dirle addio. Maledizione, Bella avrebbe dovuto fare le valigie. Nemmeno la confraternita aveva il diritto di tenerla lontana dal suo whard.

«Z? Mi hai sentito?»

Fai di sì con la testa, coglione, si disse Zsadist.

Riuscì a malapena ad abbassare il mento. «Perché me lo stai dicendo?»

Tohr serrò le labbra. «Vuoi far finta che lei non significhi niente per te? Benissimo. Pensavo solo che avresti voluto saperlo.» Dopo di che si avviò verso la sala da pranzo.

Z afferrò il corrimano e si massaggiò il petto, aveva la sensazione che qualcuno avesse sostituito l’ossigeno nei suoi polmoni con del catrame. Guardò le scale, domandandosi se Bella sarebbe passata dalla sua camera prima di andarsene. In teoria sì, perché aveva dimenticato lì il diario. Poteva anche lasciare lì i vestiti, ma non il diario. A meno che, naturalmente, non avesse già fatto trasferire tutte le sue cose.

Dio… Come avrebbe fatto a salutarla?

Cazzo, ecco una conversazione che avrebbe evitato molto volentieri. Non riusciva proprio a immaginare cosa dirle, specialmente dopo che lei lo aveva visto sfogare tutta la sua ferocia su quel lesser.

Andò in biblioteca, prese uno dei telefoni e compose il numero di cellulare di Vishous. Udì lo squillo attraverso il ricevitore e anche in fondo all’atrio. Quando V rispose, gli disse dell’Explorer e del telefonino che aveva nascosto sotto il telaio.

«Controllo subito» replicò V. «Ma dove sei? C’è una strana eco.»

«Chiamami se il SUV si muove. Mi trovi in palestra» tagliò corto Zsadist, riattaccando e avviandosi verso il tunnel sotterraneo.

Nello spogliatoio avrebbe trovato qualcosa da mettersi. Voleva ridursi allo stremo delle forze, con le cosce che pulsavano per la fatica, i polpacci rigidi e la gola irritata per l’affanno.



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