Postcristianesimo?: Il malessere e le speranze dell'Occidente (Italian Edition) by Angelo Scola

Postcristianesimo?: Il malessere e le speranze dell'Occidente (Italian Edition) by Angelo Scola

autore:Angelo Scola [Scola, Angelo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Catholic, Christianity, Faith, Religion
ISBN: 9788831741361
Google: ehlzDgAAQBAJ
Amazon: B06XQ36RR4
editore: Marsilio
pubblicato: 2017-03-30T00:00:00+00:00


L’EVENTO PASQUALE: SPEZZARE LA VIOLENZA

La vicenda di Cristo appare come la sovrabbondante risposta a questa attesa che la storia religiosa dell’umanità manifesta. Essa rappresenta un oggettivo superamento della logica della violenza e come tale misura il passato e il futuro della storia umana: «io sono venuto in questo mondo per giudicare» (Gv 9,39). Tanto è vero che l’obiezione più comune che da quel momento verrà mossa non riguarderà tanto la bontà del nuovo principio introdotto da Cristo, quanto la sua attuabilità pratica, che sarebbe smentita, prima di tutto, dalle numerose infedeltà dei cristiani stessi. Senza sottovalutare la portata di questo richiamo a una coerenza di vita, personale e comunitaria, la tradizione cristiana considera invece la non-attuabilità di questo ideale sul piano puramente umano come una testimonianza suprema (“martirio”) del divino all’opera nel mondo. Resta perciò convinta che, con la grazia di Dio, sia veramente possibile «seguire le orme» (1Pt 2,21) del Crocifisso Risorto. Siamo qui davvero al cuore della fede.

Il congedo definitivo dalla logica della violenza che l’evento pasquale porta in sé è anche il principale contributo che possiamo offrire oggi, come cristiani, al dialogo interreligioso.

Una pace che non sia una semplice tregua tra contendenti in armi che accettano un precario modus vivendi a causa dell’impossibilità fisica di sopprimersi, ma un’autentica e cordiale riconciliazione può essere solo invocata come dono di Dio ed è pertanto luogo privilegiato del dialogo tra i credenti delle diverse religioni.

Sono peraltro il primo ad avvertire quanto queste affermazioni suonino lontane dalla cronaca di questi anni, proprio per quel divario crescente tra aspirazioni ideali e realtà pratiche che individuavo all’inizio come una caratteristica del nostro tempo. Mai come oggi si è parlato tanto di pace e di dialogo e mai come oggi sono frequenti le guerre e le contrapposizioni.

La contraddizione è reale, ma non ci deve abbattere: se l’“asticella morale” del mondo non si fosse gradualmente innalzata, probabilmente non ci accorgeremmo neppure di tanti episodi di violenza e li accetteremmo come normali. Non possiamo accettare come normale il fatto che molte società musulmane siano oggi travagliate dalla violenza. Benché non siano certamente le uniche ad avere questo problema, nondimeno negli ultimi anni il fenomeno ha assunto dimensioni estremamente preoccupanti, generando un inarrestabile esodo, sia di cristiani sia di musulmani, che sta privando molti di questi Paesi delle loro migliori risorse.

Non esistono soluzioni a buon mercato e penso anzi che sarebbe improprio proporsi di spiegare ai musulmani come dovrebbero interpretare o innovare la loro tradizione per rispondere a questo problema, come dovrebbero intendere oggi il jihâd o il takfîr o quali significati dovrebbero dare ai versetti coranici che trattano di guerra, bottino o prigionieri. Ho scoperto una frase di padre Caspar, grande esperto di teologia musulmana, che credo andrebbe molto meditata: «Nulla irrita più i musulmani che quando dei non musulmani s’immischiano per dar loro lezioni d’esegesi» 5. Rinunciando dunque in partenza a dare lezioni d’esegesi, propongo tre ambiti di lavoro. In primo luogo invito a cercare di comprendere il problema della violenza nelle sue radici profonde,



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