Processo a Socrate by Mauro Bonazzi

Processo a Socrate by Mauro Bonazzi

autore:Mauro Bonazzi [Bonazzi, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-06-04T16:00:00+00:00


La natura degli dèi

Strepsiade: O Fidippide, Zeus non esiste!

Fidippide: E allora chi c’è?

Strepsiade: Vortice: lui è il re, e ha cacciato via Zeus.

Fidippide: Ma va’! Che fole racconti?

Strepsiade: È così, sta sicuro.

Fidippide: Chi lo dice?

Strepsiade: Socrate di Melo.

(Aristofane, Nuvole 827-830)

Al solito, Aristofane ha il dono di condensare in brevi battute polemiche articolate e complesse. L’attribuzione a Socrate della città natale di Diagora (Socrate, come recita anche l’atto di accusa, era ateniese, del demo Alopece) indica nel modo più efficace quale sia, per lui, la posizione di Socrate nel contesto dei dibattiti teologici: esponente di punta (nella finzione comica) della nuova scienza, Socrate è ateo tanto quanto il famigerato Diagora. Al genio di Aristofane viene voglia di perdonare tutto, anche quando le forzature sono evidenti. La semplice accusa di «introdurre nuovi esseri demonici» basta per sconfessare quest’accusa di ateismo, per le stesse ragioni per cui Socrate aveva confutato le velleità di Meleto nell’Apologia platonica205. Come già osservato, le altre testimonianze di cui disponiamo, Platone e Senofonte su tutti, lo confermano in modo inequivocabile: Socrate non ha mai dubitato dell’esistenza degli dèi. Ma non per questo può essere considerato un pio e rispettoso seguace delle credenze tradizionali.

Una lettura anche superficiale dell’Eutifrone, lo scritto platonico in cui Socrate dialoga con un indovino, suggerisce che la riflessione di Socrate si sviluppa piuttosto sul solco di un Senofane: non di intento negazionista ma di spirito riformista si dovrebbe allora parlare206. I paralleli tra i due, in effetti, non mancano: a caratterizzare la loro riflessione non è tanto l’interesse per specifici problemi cosmologici, quanto la capacità di prendere spunto dalla nuova visione del mondo, che quelle ricerche stavano promuovendo, per rinnovare la riflessione sul divino. È un elemento che non sempre ha ricevuto l’attenzione che meritava negli studi socratici, ma che trova una conferma eloquente in due fonti di solito contrapposte: Platone nella celebre “autobiografia di Socrate” nel Fedone e Aristofane nelle Nuvole207. Tanto in Platone quanto in Aristofane, ovviamente con intonazioni ben differenti, si rileva che l’interesse di Socrate per le questioni fisiche portava in realtà fuori dai confini rigidi della speculazione cosmologica, verso problematiche di carattere teologico, si trattasse del ruolo finalistico del nous di Anassagora o dell’ateismo delle Nuvole.

Di più, analogamente al suo predecessore, il Socrate platonico non rivendica alcuna certezza su un argomento tanto complesso; ma, proprio come lui, insiste sulla necessità di ripensare alla natura degli dèi, prendendo le distanze dalle rappresentazioni tradizionali dei miti e dei poeti: «quando qualcuno dice cose del genere sugli dèi, faccio fatica ad accettarle», risponde Socrate a Eutifrone mentre evoca Zeus che aveva incatenato il padre208. Gli dèi sono buoni e giusti: dunque non possono essere violenti, immorali o prevaricatori209; né tantomeno possono divergere: necessariamente si riconoscono nelle stesse convinzioni morali210. Ancora più importante, gli dèi si distinguono per il possesso di una conoscenza perfetta211. È questa una caratteristica fondamentale che li innalza al di sopra degli uomini, chiarendo il perché della loro superiorità morale: conoscendo ciò che è bene, non possono che compierlo.

Di passaggio,



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