Quel che resta di Dio by Alberto Melloni

Quel che resta di Dio by Alberto Melloni

autore:Alberto Melloni [Melloni, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


III.

Quel che resta di Dio

I contraccolpi.

Questo saggio, in un certo senso, potrebbe anche finire cosí i suoi scopi: cercare di dare sfondo storico al disdoro profondo che ha investito una zona piccola e cruciale della chiesa, che con un semplice cambio di pontificato appare ancor piú essenzialmente estranea all’esperienza che di essa chiesa fanno i credenti; mostrare la spinta che quella esperienza cristiana, di cui il senso pastorale di papa Francesco è la cifra piú chiara, ha ricevuto proprio dalla sordità di un centro romano, imbozzolato nelle sue dinamiche; documentare come questo si colleghi, solo dal punto di vista storico, alla sordità delle chiese, della chiesa, quando s’è presentata l’occasione di intercettare una spinta di rinnovamento di portata epocale.

Detto dunque questo, credo si possa solo tentare un piccolo inventario dei contraccolpi – meno vistosi ma non meno seri del pandemonio che ha ipnotizzato per molti mesi i media – dell’urto fra quell’occasione di riformare la chiesa unendola anziché dividerla e il disordine che ha generato il non averla colta.

La mancata risposta alla chiamata alla vocazione dell’unità, della povertà, della collegialità non poteva infatti restare senza contraccolpi e la loro mappatura costituisce l’ordito di una riforma che se verrà, non verrà dall’alto. Anzi, se c’è un rischio della tendenza-Francesco, è quella di una chiesa pigra che si impigrisce beandosi del ‘nuovo-papa’ e gli concede un superpallio mediatico, come se la vita cristiana, l’unità, la povertà fossero affar suo. Fosse cosí sarebbe un guaio, giacché nelle chiese e nella chiesa cattolica in ispecie per le questioni difficili si può ricorrere all’autorità, ma per quelle difficilissime c’è solo la comunione.

Lo spiritualismo.

Le questioni che il marasma evocato in esergo ha fatto affiorare sono difficilissime: non si curano con un bastone che per essere impugnato credibilmente richiede l’autorevolezza della bontà e non si curano con quel potente anestetico che è lo spiritualismo.

C’è infatti un ritornello talmente giusto da esser vuoto, che rinvia tutto a una idea spiritualista di santità, che viene evocata come fosse pozione magica ed è invece una banale tisana calmante. Cosa sarà mai – si dice – il pandemonio di una lotta di potere rispetto alla quale perfino il peggior giallismo americano impallidisce, rispetto alla vita santa di tanti? Come comporre la spregiudicata ambizione di una manciata di ecclesiastici non certo piú corrotti della media dei propri antecessori rispetto alla vita orante di migliaia, o anche di centinaia, o anche solo di un’anima che davanti a Dio sta come penitente e porta in cuore il peso della miseria del mondo? E dove mettiamo le mamme, direbbero i pubblicitari? Non basta una frazione di secondo di santità materna, fatta di veglia e di tenerezza, di fedeltà e abnegazione, a far apparire piccole bassezze manovre di corte e di potere vecchie come il mondo? Rispetto a queste domande la rinunzia di Ratzinger e l’elezione di papa Bergoglio, ovviamente, sembrano rafforzare la tesi: cosa si vuole di piú di un papa che vive di afflato pastorale, pronunzia la parola povertà e invoca la chiesa povera



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