RACCONTI by albert hoffman

RACCONTI by albert hoffman

autore:albert hoffman [hoffman, albert]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: italiano, no cover, archivio italiano
pubblicato: 2012-02-07T11:20:59+00:00


SETTIMA VEGLIA

Come il vicepreside Paulmann vuotò la pipa e andò a letto. - Rembrandt e Breughel il Giovane. - Lo specchio magico e la ricetta del dottor Eckstein contro una malattia sconosciuta.

Infine il vicepreside Paulmann vuotò la pipa e disse: «Adesso però sarebbe ora di andare a riposare.»

«Sicuro,» replicò Veronica, impensierita che suo padre fosse ancora alzato: infatti erano le dieci passate.

Ora, non appena il vicepreside si ritirò nella camera da letto che gli serviva anche da studio, non appena il respiro profondo di Franceschina rivelò che era veramente addormentata, Veronica che era pure andata a letto per finta, si alzò piano piano, si vestì, si buttò sulle spalle la mantellina e di nascosto uscì di casa.

Dal momento in cui aveva lasciato la vecchia Luisa, Veronica aveva sempre Anselmo davanti agli occhi e una voce estranea che non sapeva nemmeno lei di chi fosse le andava dicendo e ripetendo che la riluttanza di lui proveniva da una persona a lei nemica la quale lo teneva in catene che lei poteva spezzare soltanto con misteriosi mezzi dell'arte magica. La sua fiducia nella vecchia Luisa aumentava di giorno in giorno, persino la sua impressione di orrore e di raccapriccio si attenuò di modo che tutto quanto c'era di strano nei suoi rapporti con la vecchia le appariva sotto una luce insolita e romanzesca che appunto l'attirava. Perciò era fermamente decisa a eseguire il suo proponimento anche a rischio di essere scoperta e di andare incontro a un mucchio di dispiaceri. Arrivata finalmente la notte fatale dell'equinozio per la quale la vecchia le aveva promesso aiuto e conforto, Veronica, alla cui mente quella escursione notturna era ormai familiare, si sentì piena di coraggio. Passò come una freccia per le vie solitarie senza badare al temporale che infuriava e le gettava in viso grosse gocciole di pioggia. Con suono cupo e rimbombante la campana della chiesa batté undici colpi nel momento in cui la ragazza giunse bagnata fino all'osso davanti alla casa della vecchia.

«Cara, sei già qui? Aspetta, aspetta!» sentì chiamare dall'alto e poco dopo vide arrivare la vecchia con una cesta e col gatto che l'accompagnava. «Andiamo dunque a fare ciò che si deve opportunamente nella notte favorevole all'opera!» Così dicendo la vecchia prese per un braccio la ragazza tremante alla quale diede da portare la cesta carica, mentre lei recava un paiolo, un treppiede e una vanga.

Quando furono all'aperto la pioggia era cessata, ma il vento era più forte che mai ed empiva l'aria di mille voci. Lamenti paurosi e laceranti scendevano dalle nuvole nere che in rapida fuga si accavallavano coprendo ogni cosa di fitte tenebre.

La vecchia camminava di buon passo gridando ogni tanto: «Fai lume! Fai lume, piccolo mio!» I lampi azzurri s'incrociavano serpeggiando e Veronica notò che il gatto mandando scintille luminose e scoppiettanti saltellava davanti a loro e quando la bufera cessava un istante, mandava miagolii terrificanti. Veronica si sentiva mancare il fiato, le sembrava che gelidi artigli le strappassero le viscere, ma facendosi forza e aggrappandosi alla



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