Recalcati Massimo - 2013 - Il complesso di Telemaco: Genitori e figli dopo il tramonto del padre by Recalcati Massimo

Recalcati Massimo - 2013 - Il complesso di Telemaco: Genitori e figli dopo il tramonto del padre by Recalcati Massimo

autore:Recalcati Massimo [Recalcati Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Philosophy, Family & Relationships, Psychology, Life Stages, Adolescence
ISBN: 9788858819333
Google: w6SYBAAAQBAJ
Amazon: B00NUKF4CQ
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2014-09-22T22:00:00+00:00


La violenza femminicida

La Legge della parola, che è la Legge della Cultura, costituisce sempre un argine rispetto all’esercizio della violenza. Il gerarca nazista Goebbels, ogniqualvolta sentiva pronunciare la parola “cultura”, mostrava una pulsione irresistibile a mettere mano alla pistola. Quella sulle donne è una forma particolarmente odiosa e insopportabile di violenza perché distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Notiamo una cosa: gli stupri, le sevizie, i femminicidi, i maltrattamenti di ogni genere che molte donne subiscono, aboliscono la Legge della parola, si consumano nel silenzio acefalo e brutale della spinta della pulsione o nell’umiliazione dell’insulto e dell’aggressione verbale. La Legge della parola come Legge che unisce gli umani in un riconoscimento reciproco viene infranta. La Legge della parola, come abbiamo visto, afferma che l’umanizzazione della vita implica l’esperienza dellimite e dell’alterità. Quando questo limite viene valicato c’è distruzione, odio, rabbia, dissipazione, annientamento di sé e dell’altro. Per questo la condizione che rende possibile l’amore – come forma pienamente umana dellegame – è, come teorizzava Winnicott, la capacità di restare soli, la capacità di accettare il proprio limite. Quando un giovane o un uomo anziché interrogarsi sul fallimento della propria vita amorosa, anziché elaborare il lutto per ciò che ha perduto, anziché misurarsi con la propria responsabilità e con la propria solitudine, perseguita, colpisce, minaccia o ammazza la ragazza o la donna che l’ha abbandonato, mostra che per lui il legame non era affatto fondato sulla solitudine reciproca, ma agiva come una protezione fobica rispetto all’angoscia della solitudine. Sappiamo che molti giovani che commettono il reato di stupro provengono da famiglie dove al posto della Legge della parola funziona una sorta di Legge immaginaria del clan, una simbiosi tra i suoi membri che identifica paranoicamente l’esterno come luogo di minaccia permanente.16 Il passaggio all’atto violento che conclude tragicamente una relazione mostra che quell’unione affettiva non era fatta da due solitudini, ma si fondava sul rifiuto angosciato della solitudine, sul rifiuto rabbioso nei confronti dellimite, del trauma dell’inesistenza del rapporto sessuale; non sulla Legge della parola ma sulla sua negazione. Rivendicare un diritto di proprietà assoluto – di vita e di morte – sul proprio partner non è mai una manifestazione dell’amore ma, come ricordava Adriano Sofri, la sua “profanazione”.17 In questa rivendicazione il narcisismo estremo si mescola con un profondo sentimento depressivo: non sopporto di non essere più tutto per te e dunque ti uccido perché non voglio riconoscere che in realtà non sono niente senza di te. Uccidersi dopo aver ucciso tutti: il mondo finisce con la mia vita (narcisismo), ma solo perché senza la tua io non sono più niente (depressione).

Nulla come la violenza sessuale calpesta odiosamente la Legge della parola. Perché la sessualità umana dovrebbe essere passione erotica per l’incontro con l’Altro, mentre trasformandosi in pura sopraffazione pulsionale dell’Altro disumanizza il corpo della donna riducendolo a puro strumento per il proprio godimento. Il consenso dell’incontro viene rotto da un vandalismo osceno. L’erotismo del corpo disertato, annientato. Non bisogna però limitarsi a condannare la bestialità di questa violenza.



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