Rinascita by J. R. Ward

Rinascita by J. R. Ward

autore:J. R. Ward [Ward, J. R.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858680063
Google: qrV3CAAAQBAJ
editore: BUR
pubblicato: 2013-06-13T16:00:00+00:00


Capitolo 37

A fine nottata Tohr rientrò con due pugnali sporchi, senza munizioni e una lesione al polpaccio destro che lo faceva zoppicare come uno zombie.

Maledette chiavi inglesi. In compenso, vendicarsi con quel lesser in particolare era stato abbastanza divertente. Non c’è niente come raschiare via la faccia al tuo nemico per tirarti su di morale.

L’asfalto era suo amico.

Era stata una nottata dura per tutti loro, e interminabile anche – due cose ottime dal suo punto di vista. Le ore erano volate e, anche se puzzava come una carogna per tutto quel sangue nero e il suo nuovo paio di calzoni di pelle andava ricucito su un lato, stava meglio di quando era uscito.

Combattere e scopare, come aveva sempre sostenuto Rhage, sono i due migliori antidepressivi in circolazione.

Purtroppo il fatto di essere più rilassato non significava che qualcosa fosse cambiato: a casa lo aspettava la stessa merda di prima.

Attraversando il vestibolo, cominciò il rituale di togliersi le armi, sganciando il fodero sul petto, la fondina ascellare, il cinturone. L’aroma di agnello al rosmarino appena sfornato riempiva l’atrio; una rapida occhiata alla sala da pranzo mostrò che i doggen avevano apparecchiato la tavola a puntino, gli argenti brillavano, i cristalli scintillavano e i commensali iniziavano già a riunirsi per l’Ultimo Pasto.

Tra loro, come al solito, non c’era No’One.

Tohr infilò le scale di corsa; non poteva negare l’eccitazione crescente via via che saliva. Ma l’erezione non lo rendeva esattamente felice.

Sai bene quanto me tutto quello che non hai fatto.

Giunto davanti alla porta di camera sua afferrò la maniglia e chiuse gli occhi. Poi, spalancandola con una spinta, disse: «No’One?».

Aveva un’oretta a disposizione, finito il turno di lavoro; Fritz aveva insistito per concederle un po’ di tempo per prepararsi prima di cena, cosa che lei inizialmente aveva rifiutato, ma di cui ultimamente sembrava avere approfittato, visto che la Jacuzzi era sempre umida intorno allo scarico quando lui rincasava dopo aver combattuto.

Sperava di non sorprenderla nella vasca. Voleva farsi una doccia e il pensiero di loro due insieme nel bagno, nudi, gli creava qualche problema.

Sai bene quanto me…

«Sta’ zitto.» Mollò per terra le armi e cominciò a sfilarsi canotta e stivali. «No’One? Ci sei?»

Accigliandosi, si sporse dentro alla sala da bagno e non trovò anima viva.

Nessuna fragranza nell’aria. Niente acqua risucchiata nello scarico della vasca. Niente asciugamani fuori posto.

Strano.

Perplesso, tornò fuori in corridoio, scese da basso e infilò la porta nascosta sotto lo scalone. Imboccò il tunnel sotterraneo, chiedendosi se per caso No’One fosse in piscina.

Sperava di no. Il suo uccello, invece, sperava ardentemente di sì.

Non sapeva più cosa cavolo pensare, per l’amor del cielo.

Ma lei non stava galleggiando, nuda o vestita, sul pelo dell’acqua. E non era neanche nella lavanderia. Né nella sala pesi, nello spogliatoio o in palestra a cambiare gli asciugamani. E neppure in clinica a sistemare i camici puliti negli scaffali.

Non c’era.

Il tragitto di ritorno al palazzo durò la metà di quello di andata; giunto in cucina trovò solo un esercito di doggen che correvano di qua e di là, indaffarati con i preparativi della cena.



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