Roy Arundhati - 1996 - Il dio delle piccole cose by Roy Arundhati

Roy Arundhati - 1996 - Il dio delle piccole cose by Roy Arundhati

autore:Roy Arundhati [Roy Arundhati]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Family Life, Contemporary Women, Literary
ISBN: 9788860883438
Google: 294n3LNQ7kUC
editore: Guanda
pubblicato: 2010-12-29T22:00:00+00:00


9.

LA SIGNORA PILLAI, LA SIGNORA EAPEN, LA SIGNORA RAJAGOPALAN.

Il verde-per-quel-giorno era colato via dagli alberi.

Scure foglie di palma si allargavano contro il cielo monsonico come pettini ricurvi.

Il sole arancione scivolava attraverso i loro denti adunchi, rapaci.

Uno stormo di pipistrelli sfrecciò nella penombra.

Nel giardino omamentale ormai in rovina, Rahel, sorvegliata a vista dai nani ciondolanti e da un putto abbandonato, sguazzava ai bordi della pozza stagnante e guardava i rospi saltare da un sasso schiumoso all’altro.

Bellissimi, Bruttissimi RoSpi.

Limacciosi.

Verrucosi.

Gracchianti.

Con smaniosi principi non-baciati intrappolati dentro.

Cibo per i serpenti in agguato nell’erba alta di giugno.

Un fruscìo.

Un affondo.

E niente più rospo che salta da un sasso schiumoso all’altro.

Niente più principe da baciare.

Da quando era lì, per la prima volta non aveva piovuto di notte.

Più o meno a quest’ora, pensò Rahel, se fossi a Washington, starei andando a lavorare.

La corsa in autobus.

I semafori.

Gli scarichi delle macchine.

Le forme lasciate dal fiato della gente sul vetro a prova di pallottola della mia cabina.

Il rumore delle monete sospinte verso di me nel cassetto metallico.

L’odore dei soldi sulle dita.

L’inevitabile alcolizzato dallo sguardo sobrio che arriva sempre alle dieci in punto di sera: « Ehi, tu! Brutta puttana nera! Succhiamelo un po’! » Possedeva settecento dollari.

E un braccialetto d’oro con teste di serpente.

Ma Baby Kochamma le aveva già chiesto quanto pensava di fermarsi.

E che cosa aveva intenzione di fare con Estha.

Non aveva progetti.

Nessun progetto.

Nessun Locustandi.

Si girò a guardare il buco a forma di casa incombente e spiovente nell’Universo, e immaginò di vivere nell’antenna parabolica argentea che Baby Kochamma aveva fatto installare sul tetto.

Sembrava davvero abbastanza grande perché qualcuno ci vivesse dentro.

Di certo era più grande della casa di un sacco di persone.

Più grande, per esempio, delle stanze striminzite di Kochu Maria.

Se avessero dormito lassù, lei ed Estha, arricciati insieme come feti in un vuoto ventre d’acciaio, cos’avrebbero fatto Hulk Hogan e Bam Bam Bigelow? Dove sarebbero andati, trovando la parabolica occupata? Sarebbero scivolati attraverso il camino, per entrare nella vita e nella TV di Baby Kochamma? Sarebbero atterrati sulla vecchia cucina economica cacciando un Heeaagh!, con muscoli, tutine scintillanti e tutto il resto? E la Gente Sottile - le vittime della carestia e i rifugiati - sarebbe scivolata attraverso le crepe della porta? E il Genocidio sarebbe sdrucciolato fra una tegola e l’altra? Il cielo era denso di TV.

Se si indossavano occhiali speciali si potevano vedere le TV roteare nel cielo fra i pipistrelli e i colibrì - bionde, guerre, carestie, calcio, show sul cibo, colpi di stato, acconciature rigide di lacca.

Pettorali ben plasmati.

Che scivolavano in direzione di Ayemenem come paracadutisti.

Tracciando dei disegni nel cielo.

Ruote.

Mulini a vento.

Fiori che fiorivano e sfiorivano.

Heeaagh! Rahel torno a contemplare i rospi.

Grassi.

Gialli.

Da una pietra schiumosa all’altra.

Ne toccò uno con delicatezza.

Lui sollevò le palpebre con comica confidenza.

Membrana nittitante: ricordò che una volta lei ed Estha erano stati tutta una giornata a ripeterlo.

Lei, Estha e Sophie Mol.

Nittitante ittitante titante itante tante ante nte te Quel giorno, tutti e tre si erano messi addosso una sari (vecchie sari strappate a metà), ed Estha era l’esperto di drappeggio.

Piegò le pieghe di Sophie Mol.



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