Sacco e Vanzetti la salvezza è altrove by Paolo Pasi

Sacco e Vanzetti la salvezza è altrove by Paolo Pasi

autore:Paolo Pasi [Pasi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Eleuthera
pubblicato: 2023-11-02T23:00:00+00:00


40. Faccia a faccia con Katzmann

C’è una sedia anche sul palcoscenico dell’aula di Dedham. Afa nell’aria, il ronzio dei ventilatori ottunde i sensi, confonde, l’umidità si appiccica alla pelle come una bugia necessaria. Le parole del giudice Thayer tornano a invocare ordine e rispetto di un’imparzialità rimasta finora latitante.

«Mister Vanzetti».

Sono le 9 del mattino quando Bartolomeo viene chiamato al banco dei testimoni. La sedia è scomoda, lui si sistema e attende. Di fronte trova il volto dell’inquisitore Katzmann, l’uomo che si accinge a interrogarlo con l’aiuto di un interprete sempre troppo veloce nel volgere le domande in italiano. Ma Bartolomeo ha più dimestichezza con l’inglese rispetto a qualche mese prima. È pronto a rispondere.

«Mister Vanzetti, ci racconti del suo arrivo in questo paese».

Il procuratore parte da lontano, come un avvoltoio che giri intorno alla preda prima di restringere il volo in cerchi concentrici sempre più stretti. Bartolomeo ripercorre la vita stentata degli inizi a New York, la ricerca di una casa, le settimane e i mesi costellati di fatica e frequenti cambi di lavoro.

Il suo racconto è come un’anticipazione ad alta voce dell’autobiografia che intitolerà Una vita proletaria. Ed è così che la presenta. Come una storia proletaria nata dalla necessità, mai sprofondata nell’autocommiserazione.

«Avevo allora venticinque anni e…».

Adesso ne ha solo trentatré, ma il tempo sembra aver scavato un divario più ampio. Il segno della calvizie, il marchio della prigionia e di notti insonni.

«Ci racconti dov’era il 15 aprile scorso».

Katzmann impone una brusca variazione di tono. Adesso chiede dettagli precisi, concentrati sulla rapina.

«Stavo vendendo pesce a Plymouth, come hanno dichiarato molti testimoni».

«Si limiti a rispondere. Lei ha dichiarato di non saper guidare, ma non ha forse guidato un autocarro quando lavorava in ferrovia?».

«Mai preso in mano un volante».

Vanzetti ribatte con voce sicura, senza tradire imbarazzo. Sente che l’avvoltoio sta scendendo di quota.

«Perché dopo il suo arresto ha negato di conoscere Buda e Orciani? Perché siete andati dal meccanico Simon Johnson? Perché giravate armati?».

Come un pugile esperto che cerchi di mettere nell’angolo l’avversario, Katzmann affonda una scarica di «perché» per scendere sul terreno più insidioso. C’è una parola sottaciuta che vuole far uscire allo scoperto.

«Non volevamo mettere nei guai i nostri amici…».

Vanzetti non si mostra esitante, usa piuttosto parole caute per dire ciò che tutti sanno. Il clima persecutorio, i raid di Palmer…

«Bisognava difendersi dai brutti tipi che la facevano da padroni» aggiunge.

«Con quel genere di amici lei è andato in Messico quattro anni fa. Perché ha evitato la coscrizione?».

«Non perché odiassi gli Stati Uniti. Sono pacifista. Avrei fatto la stessa scelta anche in Italia».

Il procuratore ha affilato i denti, Bartolomeo si è difeso. Il confronto è sospeso.

«Grazie, può andare per il momento».

Katzmann attende la seconda preda.

«L’imputato Sacco al banco dei testimoni».

Il cigolio della porta della gabbia accompagna l’avvicendamento degli imputati. Adesso sta a Bartolomeo ascoltare. Katzmann segue la falsariga dell’interrogatorio appena concluso. Chiede a Sacco del suo alibi per il 15 aprile, dei rapporti con Buda e Orciani, delle risposte reticenti date dopo l’arresto. Poi estrae un cappello trovato sul luogo della rapina.



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