Saper di amore by Ugo Borghello

Saper di amore by Ugo Borghello

autore:Ugo Borghello
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-8155-617-5
editore: Edizioni Ares
pubblicato: 2014-06-02T16:00:00+00:00


Capitolo V

COME IMPOSTARE UNA FECONDA

LOTTA ASCETICA

Quanto abbiamo studiato ha ripercussioni importanti sul modo di impostare la nostra vita cristiana, in cammino verso un’unione sempre più piena con Gesù.

Da giovani è bene avere un po’ di giogo, sottomettersi ad apprendistati dottrinali e comportamentali. Le virtù umane si acquisiscono con sforzo e ripetizione. Ma è facile rimanere frenati da una male intesa corrispondenza ai doni di grazia. Visto che Dio ci vuole liberi e responsabili, si può impostare una vita ascetica sul pendolo: da una parte si insiste molto sulla grazia, sulla fiducia in Dio, sul suo perdono, sulla nostra filiazione divina, ma poi occorre corrispondere, fare propositi, lottare, porsi mete concrete, per «meritarsi» la grazia.

Questi impegni sono importanti, ma devono essere preceduti, accompagnati e sostenuti dal dono divino e pertanto con un primato della contemplazione. Molti pensano che Dio ci dà la sua grazia e poi tocca a noi farla fruttificare; come se Dio si limitasse a dare la spinta iniziale per poi vedere come procediamo con le nostre forze.

Una concezione del genere distrugge il senso del dono, la presenza divina nelle nostre azioni; e stende su noi un velo di insoddisfazione data l’impossibilità a compiere bene ciò che un cristiano si ripromette, compensati con qualche soddisfazione quando le cose vanno bene. Inoltre, se si insiste sul nostro sforzo ascetico si finisce per puntare poco in alto. La lotta è necessaria sul piano umano, sulla crescita delle virtù e sullo sviluppo dei talenti, ma sul piano soprannaturale non si può far dipendere la grazia, la santità, dalla nostra corrispondenza. «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15, 5) asserisce Gesù perentoriamente262.

Nessuno può meritare la grazia. La nostra corrispondenza è legata all’uso della nostra libertà, che Dio ci ha dato per amare, per scegliere il suo amore, per vedere ciò che vogliamo. Nel testo citato in nota di Benedetto XVI, le ultime parole sono: «Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono». A Maria viene chiesto il suo sì (il più grande dono di una creatura a Dio!); è questa la grande collaborazione, quella della nostra libertà, volutamente espressa. Da qui il primato della vita contemplativa su quella attiva, perché è con l’orazione che torniamo alla fonte, alla Parola che ci interpella e possiamo esprimere la nostra libera accoglienza del dono di grazia. E con la vita contemplativa la necessità della professione di fede, esplicita e rinnovata. C’è un primato del dono, prima attraverso la famiglia e la Chiesa263, e poi affidato alla nostra contemplazione e alla mistica; il dono contemplato suscita desiderio e scelta libera, che libera la grazia dell’amore donato.

Se, al contrario, puntiamo sulla nostra corrispondenza per rispondere alla grazia saremo preoccupati di ciò che facciamo noi, piuttosto che estasiati da ciò che Dio opera in noi. Chi si dedica a risolvere i propri problemi non va molto lontano, mentre chi si dedica a risolvere i problemi degli altri si dimentica dei propri, e diventa più disponibile al bene.

Quando ci si accorge che le nostre



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