Scemi di guerra by Marco Travaglio

Scemi di guerra by Marco Travaglio

autore:Marco Travaglio [Travaglio, Marco]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Saggistica, Geopolitica
ISBN: 9791255430100
editore: PaperFIRST
pubblicato: 2023-02-14T23:00:00+00:00


Giugno. MinCulCopasir e tank show

“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana,

ma sul primo ho ancora dei dubbi”

(Albert Einstein)

1° giugno. Zelensky ammette: “Perdiamo 60-100 uomini al giorno con 500 feriti ogni 24 ore”. Biden: “Trattativa Russia-Ucraina sulla base della situazione sul campo”. Mattarella: “L’Italia è impegnata nella ricerca di una via d’uscita dal conflitto che porti al ritiro delle truppe occupanti e alla ricostruzione dell’Ucraina”. Ma il negoziato, se è condizionato al ritiro dei russi, non inizierà mai.

Grande scandalo perché si è scoperto che Salvini aveva incontrato l’ambasciatore russo in Italia Razov per organizzare il suo viaggio a Mosca. Unanimi lo stupore e lo sdegno dei politici e dei media italiani. “Blitz all’ambasciata russa per scavalcare Draghi” (Repubblica). “In campo il Copasir” (Corriere). Già impegnatissimo ad appurare se i giornalisti del governo russo hanno per caso qualcosa a che fare col governo russo, ora il Copasir dovrà pure accertare se Salvini abbia incontrato Razov e progettato un viaggio a Mosca all’insaputa di Draghi. Tutte le gazzette, nessuna esclusa, descrivono il premier “sconcertato” perché era “all’oscuro di tutto” e ora Salvini gli “complica le trattative” (quali?). Strano, perché è almeno dal 3 marzo che Salvini spiattella ai quattro venti i suoi incontri con l’ambasciatore russo e i preparativi per il suo tour a Mosca. Come risulta da una ventina di lanci di agenzia e dalle decine di articoli di giornale. Quindi né Draghi né il suo poderoso ufficio stampa leggono i giornali e le agenzie. Ma non li leggono nemmeno i giornalisti che li scrivono né i direttori che li dirigono. Oppure sanno e ricordano tutti benissimo, ma hanno deciso che Salvini al sistema non serve più: la Meloni è più affidabile per gli Usa, dunque per Draghi, dunque per la libera stampa.

Nuova bagarre in Rai su Cartabianca: Orfeo, direttore degli Approfondimenti, vuole eliminare il programma e ritarda la presentazione dei palinsesti. L’ad Fuortes, che ha cambiato idea e vuole confermare il programma della Berlinguer, lo rimuove dall’incarico, lo sostituisce con Antonio Di Bella e lo “risarcisce” con la direzione del Tg3. Immediati i piagnistei del trio Pd-FI-Iv in difesa dell’amato Orfeo contro Fuortes, reo di mancata censura.

2 giugno. Come sempre appena qualcuno evoca i negoziati, arriva la doccia fredda. Se ne incarica Stoltenberg: “La guerra sarà lunga. Spetta agli ucraini decidere se e su cosa trattare”. I russi, presa Severodonetsk, marciano su Lubiansk. Per la stessa Kiev, “Mosca controlla ormai il 20% dell’Ucraina”.

Messaggero: “Mattarella: ‘La guerra ci riporta all’Ottocento’”. Oppure al 1999, quando l’Italia bombardava Belgrado e Mattarella era vicepremier.

3 giugno. Nel silenzio della Nato, Erdoğan annuncia l’ennesima operazione militare contro i curdi nel Nord della Siria.

In Germania, secondo i sondaggi, due cittadini su tre sono contrari a nuovi invii di armi all’Ucraina. Come in Italia.

Repubblica: “Qui Ucraina. Tra i soldati del Donbass cento giorni dopo: ‘I russi sono troppi, ormai stiamo perdendo’”. Orsini, è lei?

Merlo riequilibra la linea di Repubblica: “Salvini non andrà da Putin, ma forse lo vedremo con Ingroia, guest star alla festa del Fatto Quotidiano. E magari terrà pure una lectio magistralis alla Luiss”.



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