Selvaggia e aspra e forte by Laura Pariani

Selvaggia e aspra e forte by Laura Pariani

autore:Laura Pariani [Pariani, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2023-01-14T23:00:00+00:00


Le Pleiadi

Storia mbayá

Dal cielo ci guardano le stelle che noi chiamiamo i Fratellini. Un tempo erano sette bambini che facevano chiasso dopo che era scesa la notte, sguazzando nell’acqua e giocando a spruzzarsi.

In coro presero a gridare che avevano fame. Dalla riva Madre rispose con una scusa: “Figli miei, come siete ingordi! Vi siete forse scordati che non si può mangiare dopo che il sole è tramontato? Se vi dessi del cibo a quest’ora, resterebbe nel vostro stomaco non digerito, e domattina sarei costretta a provocarvi il vomito eccitando il retrobocca con una piuma.”

Ma i bambini continuavano a protestare rumorosamente: “Abbiamo conficcato le unghie nella terra e spremuto anche i vermi più magri.”

“Stringetevi la cintura!” borbottò Madre: ché, si sa, più si stringe la corda che teniamo legata in vita, meno l’impeto della fame si farà sentire. E siccome neanche quello bastò a calmare i figli, Madre sbottò a imprecare: “Andate in cielo, che lassù le pentole sono sempre piene, qualunque sia la stagione, e ogni giorno si mangia adagio e di gusto.”

Ma nemmeno queste parole li lasciarono senza lingua.

Alla fine, non potendone più di sentirli gridare, Madre tolse da un recipiente una mascella di tapiro, che aveva conservato per il giorno successivo, e la gettò ai figli.

“Non è abbastanza,” urlarono i bambini. “Da rosicchiare ci rimane giusto un ossicino a testa.” Sicché, dopo essersi messi a contare quel che mancava, salirono sopra il tetto dei pensieri e iniziarono a spiccare grandi salti: tutto un crepito tra le foglie di palma.

“Cosa avete intenzione di fare?” sbraitò Madre. “Siete forse pietre che credono di saper volare?”

Ma loro per gioco si erano messi a imitare il verso del biguá e non l’udirono... Non passò molto tempo che – tutte le voci cantando nello stesso tempo – i sette fratellini divennero leggeri come il nulla. Mentre si tenevano per mano, il vento li prese e li spinse in alto verso il cielo delle mille abbondanze.

Madre li vide quando già fluttuavano al di sopra del cerchio dei carrubi. Allarmata, gridò: “Dove andate? Tornate indietro! Domani Padre pescherà Pacú e io ne farò polpettine. Domani Zio caccerà Cervo, Fratello catturerà Falso Coniglio, così vi preparerò spezzatino e coscette alla griglia. Domani raccoglierò cuori teneri di palma, manghi succosi, latte di cocco. Domani Padre catturerà Tartaruga e io ne cuocerò il morbido fegato in zuppa d’arachidi...” Le parole le caddero dalla bocca spalancata, enumerando i cibi più cari ai sette figli.

Ma era troppo tardi. I bambini continuarono a salire di aria in aria. La loro immagine durò ancora un istante, come la sospensione tra l’imbrunire e la tenebra.

Di loro restò un poco. Non molto: gli occhi che da quel momento ci guardano da lassù, sazi e giocondi. Ché finché sull’orizzonte restano visibili, significa che continuano i giorni della caccia e della pignatta piena. Allora anche per noi viene il tempo in cui la bocca non è più amara, e i fuochi sono sempre accesi, per scottare i piedi ai sette bambini-stella e rallentare la loro corsa, dimodoché la stagione di caccia duri il più possibile.



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